Scamacca snobba i club italiani: «Sono andato all’estero una volta, non mi spaventa rifare quella scelta»
L'attaccante del Sassuolo al Corriere dello Sport. «Gli spareggi bisogna vincerli per forza. Litigare in campo è una perdita di energie. Sono legato a Roma»

Mg Parma 01/08/2021 - amichevole / Parma-Sassuolo / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Gianluca Scamacca
Quando ci sarà da decidere (non ora, ora non ci pensa), Scamacca seguirà il cuore. Per lui c’è la fila, lo vogliono i migliori club del campionato. Ma chi l’ha detto che poi l’anno prossimo giocherà in Italia?
«Sono andato all’estero una volta e non mi spaventa rifare quella scelta. Le voci di interessamento di grandi club fanno piacere, sono uno stimolo. Ma non seguo troppo il calciomercato, certe situazioni non si concretizzano in fretta»
Lui è stato nelle giovanili della Roma – si dice che tifi per la Roma – e in quelle della Lazio, poi scelse di continuare il suo percorso in Olanda, al Psv.
«Sono cresciuto a Fidene, Frattesi abitava di fronte. Adesso non abito più lì, mi sono trasferito in un’altra zona. Ma mi sento legato alla città, ci vivo, ci sono i parenti, gli amici. La Roma è stata un pezzo del mio percorso e della mia storia, conservo bei ricordi di momenti che ho vissuto lì. Non ho rimpianti, assolutamente. Ho preso una strada diversa, sono contento di quello che ho fatto. Tante volte ho fatto il raccattapalle. Ero all’Olimpico nella finale di Coppa Italia vinta dalla Lazio. Ero dietro la porta della Roma. Quando segnò Lulic ci fu così tanto casino che mi facevano male le orecchie. Andare via a sedici anni non è stato facile, ma ho sempre avuto le idee ben chiare, ho sempre seguito il mio istinto e la mia testa: sono convinto di aver fatto le scelte giuste».
Sono i tratti salienti della lunga intervista concessa al Corriere dello Sport dall’attaccante del Sassuolo e della Nazionale. La Nazionale, per l’appunto.
«Tutti daremo il massimo per portare l’Italia al Mondiale. Gli spareggi bisogna vincerli per forza. Sono stato accolto come in una famiglia, è un gruppo compatto»
In campo Scamacca è un “tipo tranquillo”: mai espulso, poche ammonizioni.
«Penso che litigare sia una perdita di energie. Riesco a controllarmi e penso solo ad aiutare la squadra»