Il Giornale: piuttosto che a Joao Pedro, scelto per disperazione, non era meglio dare la 10 ad un giovane?

I gol stanno al suo piede molto più di quanto si affollino su quelli di Insigne, ma sulla sua bontà tecnica prevale un pizzico di razzismo calcistico

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Bologna 01/11/2021 - campionato di calcio serie A / Bologna-Cagliari / foto Image Sport nella foto: Joao Pedro

Su Il Giornale, Riccardo Signori contesta la scelta di Roberto Mancini di fare indossare la maglia numero 10 a Joao Pedro, in Turchia-Italia. L’attaccante del Cagliari non è nemmeno entrato in campo, ha 30 anni, è stato reclutato più per disperazione che per convinzione, non era meglio dare la 10 ad un giovane da cui ripartire?

“Lasciata in magazzino la casacchina di Insigne, stavolta Mancini ha affidato il numero dell’incanto a Joao Pedro, brasiliano naturalizzato nel 2014, sposato ad una ragazza di Palermo, iscritto in nazionale solo in questo gennaio quando la Fifa ha concesso il nulla osta. Qualcuno penserà: proprio all’ultimo arrivato? Ragazzo brasiliano simpatico e bravo, ma ha giocato appena cinque minuti in azzurro e ieri è rimasto addirittura in panchina. E qui potremmo dar ragione al dubbio e allo storcer di naso: Joao Pedro sa segnare e quindi fa sognare, però se il ct avesse regalato il numero e regolato il peso per un ragazzo destinato a crearsi un futuro in questa nazionale? Joao Pedro ha 30 anni, è stato reclutato per disperazione più che per convinzione. Ed ora quel 10… c’è il tanto per far sognare. I gol stanno nel suo piede molto più di quanto si affollino su quelli di Insigne, la qualità calcistica è indubbia, eppure quel pizzico di razzismo calcistico, che contraddistingue la scelta di un numero 10, forse qui prevale sulla bontà tecnica del prescelto”.

 

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