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I racconti di Franchini l’editor più temuto d’Italia

“Leggere possedere vendere bruciare” dell’intellettuale che cela una napoletanità vera, non oleografica

I racconti di Franchini l’editor più temuto d’Italia
Antonio Franchini è un sessantenne che sembra avere quarant’anni, perché è un praticante di sport. Nell’ambiente letterario è un editor temuto perché può dare vita ad un libro ed anche ad una carriera letteraria, “perché basta un solo lettore qualificato per creare uno scrittore”; e forse anche ad ucciderlo. È anche una strana forma di intellettuale napoletano: se gli parli sembra tutt’altro che partenopeo, ma sotto cela una napoletanità vera – anche se non oleografica. Ora per i tipi dell’ottima Marsilio escono questi racconti “Leggere possedere vendere bruciare” (128 pagine, 15 euro) che hanno un’unità romanzesca loro propria.

S’inizia con un racconto “I libri di mio padre” dove Franchini mentre disfa la biblioteca paterna del genitore mancato s’interroga sul rapporto tra lui stesso ed il padre – e sul qual sangue che hai versato e che non sporca – e su un dato che sottacciamo spesso “ecco cosa si ottiene a leggere: una schifiltosità da sazi che soppianta l’entusiasmo degli affamati”. Nel secondo e terzo racconto Franchini mette a confronto un testo del 1998 – “Lettore di dattiloscritti” – con un altro del 2022 “Le età dell’oro dell’editoria italiana”. Sono passati pochi anni ma il passaggio tra le lettere di accompagnamento ai dattiloscritti e le telefonate degli scrittori che rivendicavano qualità ai loro scritti sono archeologia rispetto alla spedizione degli attache dei word odierni.

Franchini prima aveva dei maestri come Vittorio Sereni e Ferruccio Parazzoli, ora chiede agli editor più giovani – lui è establishment – lumi sui nuovi autori che non conosce. Ora per pubblicare il libro giusto ci vuole più fortuna che coraggio. Ma è anche cambiata la durata di questi nuovi autori rispetto ai classici, perché molti si perdono – dopo un’iniziale successo – come vacue tempeste equatoriali al vento delle ristampe.
Nel quarto racconto “Memorie di un venditore di libri” – che gode anche di un’interpretazione autentica, “La gloriosa Medusa, epilogo sui “venditori” di libri”, Franchini reintroduce Procolo Falanga uno dei suoi personaggi più riusciti ed esilaranti che avevamo conosciuto nell’antologia dei “Disertori”. Un salesman partenopeo che vendeva i libri ai librai – come esclusivista dell’Editore – anche nelle provincie e nelle costiere meridionali dove il libro era ancora una merce dal materiale astruso.
“Bruciare” l’ultimo racconto di questo romanzo sul mistero del libro che resiste anche al fuoco – “non ti illudere, non è facile bruciare i libri (…) i libri sono oggetti maledetti” – ci riporta l’origine del lettore Franchini che porta le sue citazioni infantili fino all’età della confidenza che dà luogo a satori ed a giudizi definitivi su stili di autori consacrati. Lo stile di Franchini, quello, non è scalfito da conoscenze iniziatiche, ma lo assaporiamo da anni: una lingua classica e veloce che racconta la realtà con ironia e seriosità, che ne fa uno degli scrittori italiani che più si aspettano alla lettura.
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