Gli inglesi, che non vincono dal 66, sfottono l’Italia e fanno l’elenco delle altre Nord Macedonia
Infine il Guardian ricorda che se è rimasto Southgate, «incapace di battere questa Nazionale, è giusto che anche Mancini resti al suo posto»

Pasadena (Stati Uniti) 17/07/1994 - finale Mondiali di calcio Stati Uniti 1994 / Brasile-Italia / foto Imago/Image Sport nella foto: Claudio Taffarel ONLY ITALY
Proprio loro, che non vincono da sessant’anni, forse farebbero bene ad evitare troppe prese in giro. Pure perché proprio a casa loro pochi mesi fa alzavamo la coppa, vincevamo l’Europeo. Però va detto che il calcio è pure questo: ieri a me, oggi a te. E oggi sfottere tocca a loro, agli inglesi. Dopo l’eliminazione dell’Italia, dunque, il Guardian ha deciso di fare l’elenco di quelle che chiama «umiliazioni widescreen» dell’Italia nella Coppa del Mondo, «in un numero insolitamente alto per una squadra che l’ha vinta quattro volte».
Inizia dalla Coppa del Mondo del 70′, quando gli azzurri «subirono una delle sculacciate più iconiche mai subite in una finale». Si riferisce al 4-1 che il Brasile ha rifilato alla nazionale italiana in Messico, col gol – storico – di Carlos Alberto, realizzato dopo una lunghissima rete di passaggi.
Da un’umiliazione all’altra: quattro anni prima, l’Italia venne clamorosamente esclusa dai Mondiali dalla modestissima Corea del Nord. Una sconfitta che fece tanto scalpore che i calciatori, l’allenatore e lo staff furono «bersagliati dai pomodori al rientro in patria». Rientravano all’aeroporto di Genova, la protesta fu indimenticabile, per il Guardian è passata alla storia. Ovviamente, gli inglesi ci ricamano e non mancano di fare ironia sulla pizza. Si tratta di proteste che oggi ci sembrano lontanissime, con modalità di una vita fa. Oggi più che i pomodori probabilmente ci sarebbe un tweetstorm. Ecco, però: pensate che gli ironici e per niente suscettibili inglesi non vincono la Coppa del Mondo proprio da quell’anno, dal 66. E l’Europeo non l’hanno mai vinto. Ma vabbè.
Continua, dunque, imperterrito, il Guardian: «se si va ancora più a ritroso, nel 1950 risulta singolare la scelta della nazionale italiana di recarsi in Brasile in barca dopo essere stati scioccati da Superga». Effettivamente fu una traversata lunghissima, tre settimane di viaggio. Da Napoli a Santos, con la nave Siles, poi a terra fino a San Paolo. I calciatori arrivarono stremati. L’Italia – prima della guerra – aveva vinto due Mondiali di fila. Non se ne potette nulla: un viaggio massacrante per poi ritornare a casa. «Scelte senza senso», sentenziano gli inglesi. Beh…
E poi, per venire a tempi più recenti, gli inglesi scrivono pure di quel Maradona che stava proprio in Italia e che all’Italia ha rovinato la festa, nel 1990. Andrebbe ricordato che la festa Dieguito l’ha rovinata pure a loro, quattro anni prima in Messico, segnando i due gol – quelli sì, con la buona pace di Carlos Alberto – più iconici della storia del calcio. Ma forse hanno la memoria corta e gli sovviene solo il rigore di Baggio a USA 94, che «è ancora in volo nei cieli di Los Angeles».
Ad essere onesti – ci fanno poi la grazia – la sola esultanza di Tardelli, quella storica, in Spagna nell’82, «nel grande schema karmico delle cose basterebbe a cancellare tutti i passi falsi in un colpo solo, ancor più dei quattro titoli». Tuttavia – continuano a prendere in giro e anzi rincarano la dose – «si comincia ad esagerare con la beatificazione» del Marco nazionale.
Veniamo ad oggi. Il Guardian non manca di ironizzare sulla partita con la Macedonia del Nord: scrive di 936 tiri, nessuno nello specchio; poi prende di mira Jorginho, e scrive che le occhiatacce sono andate proprio verso il centrocampista del Chelsea: tutti «si chiedevano perché non abbia smesso di giocare come un arlecchino e non abbia messo dentro almeno uno dei rigori contro la Svizzera». Ce n’è anche per Joao Pedro, ovviamente, «agonizzante» dopo aver sbagliato uno dei trentadue tiri in porta dell’Italia, «distrutta per aver perso di nuovo il Mondiale».
Il risultato è scioccante, sì, ma considerato l’elenco delle gaffes per il Guardian «tutti sapevamo che sarebbe arrivato». La «corsa degli italiani verso gli abissi continua dal 2006, quando hanno vinto la Coppa». Strano solo che sia successo «dopo gli eventi di Wembley di questa estate», che secondo il Guardian danno ancora un po’ di credito a Mancini.
«Ehi, – concludono, guardando un po’ a casa loro – se a Gareth Southgate è stato permesso di rimanere in carica dopo non essere riuscito a portare a termine il lavoro contro questa Italia, allora Roberto merita sicuramente un’altra possibilità».