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Rocco Schiavone ha successo perché rappresenta il grigio che c’è nella vita di tutti i giorni

Mentre si sta per girare la quinta stagione tv, in libreria torna il vicequestore con “Le ossa parlano” ultima creatura di Antonio Manzini

Rocco Schiavone ha successo perché rappresenta il grigio che c’è nella vita di tutti i giorni
Roma 04/11/2017 - Festival Internazionale del Film di Roma / foto Insidefoto/Image nella foto: Marco Giallini

Mentre la produzione di Rai Fiction di Schiavone ritorna ad Aosta per girare l’attesissima quinta stagione, in libreria c’è “Le ossa parlano (pagg. 416, euro 14; Sellerio editore)”, la nuova avventura del vicequestore Rocco Schiavone, creatura letteraria dello scrittore Antonio Manzini. Rocco è reduce dal processo a Roma contro il dirigente Mastrodomenico ed incassato il tradimento dell’ex amico Sebastiano ritorna ad Aosta dove la sua storia con la giornalista Sandra Buccellato non decolla. Ma la routine del Commissariato è rotta dal ritrovamento per mano di un ortopedico in pensione di alcune ossa di quello che potrebbe essere un bambino che era stato seppellito in un bosco fuori città. Scattano le indagini affidate anche al pool di esperti coordinati dalla dirigente Michela Gambino e si scopre che il bambino è vittima di un omicidio. In questa storia che diventa sempre più sordida e nauseabonda ci sono di mezzo dei pedofili che hanno profittato di quello che poi viene identificato come il decenne Mirko Sensini. Mentre l’indagine va avanti Schiavone è sempre più inerte nella sua vita sentimentale anche se Catarina Rispoli viene ritrasferita ad Aosta a capo di un ufficio preventivo contro la violenza sulle donne. L’unica cosa che solleva il vicequestore è la gravidanza di Lupa che lo fa parente a Federico il compagno di Deruta. E mentre quest’ultimo tiene anche un vernissage delle sue opere pittoriche Schiavone cerca di concentrarsi sul colpevole “perché ce l’ho davanti ma non lo vedo”.

Perché questo personaggio grigio ha successo tra i lettori ed i telespettatori? Non solo perché sullo schermo è interpretato da quel grande attore-maschera che è Marco Giallini, ma anche e soprattutto perché rappresenta il grigio che c’è nella vita di tutti i giorni dove l’amore è latitante e bisogna vivere di resti. Antonio Manzini è poi uno scrittore che va oltre il giallo perché ha una lingua che sa usare per raccontare questo tempo anaffettivo e triste che tutti viviamo. Solo leggendo Manzini si capisce il successo di Giallini nella fiction: quando una serie ha successo è anche merito della scrittura qualitativa che ne è alla base.

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