«Non tutti gli argentini amavano Maradona: al matrimonio la sua auto fu bersagliata da calci e sputi»

La giornalista Laura Laurenzi al CorSera: «Era una Rolls-Royce Phantom appartenuta al gerarca nazista Goebbels. Diego mi fece cacciare perché ero l'unica giornalista»

Maradona

1987 archivio Storico Image Sport / Argentina / Diego Armando Maradona / foto Imago/Image Sport

Il Corriere della Sera intervista Laura Laurenzi, firma di Repubblica, una delle più note giornaliste italiane di costume. Ha iniziato la sua carriera da giornalista come abusiva a Momento Sera. Racconta l’esperienza.

«Cominciai da abusiva a Momento sera. Lavoravo gratis, quando arrivava l’amministratore dovevo nascondermi, eppure mi sentivo una privilegiata: prima o poi mi avrebbero assunta».

Il vicedirettore all’epoca era Giampaolo Pansa.

«Leggeva tutti i pezzi dalla prima all’ultima riga e ci urlava dietro: analfabeti, somari, ignoranti! Si placava a tarda sera, quando telefonava in Piemonte alla moglie, al figlio e al cane Muso. Con i familiari era di poche parole, ripeteva sempre: “Dai, passami Muso!”».

Nell’intervista ripercorre i suoi servizi più celebri. Fu tra i primi ad arrivare in via Fani, dopo l’omicidio di Aldo Moro.

«Salii sulla berlina di Moro, mi sedetti nel posto dietro a quello di guida, accanto a dove era seduto lui. C’era una pila di carte, le sfogliai: erano le tesi dei suoi studenti di procedura penale. Arrivarono i carabinieri a farmi scendere. Contai i bossoli. Un rigagnolo di sangue continuava a scorrere sul marciapiedi».

E parlò anche con Alfredino Rampi, mentre era imprigionato nel pozzo.

«C’era un vigile del fuoco, Nando Broglio, che con il microfono e la cuffia conversava con il bambino, per tenerlo sveglio. La mattina del secondo giorno, distrutto per la notte insonne, si tolse la cuffia e me la passò: “Ci parli un po’ lei, che almeno è una donna”. Gli dissi di non avere paura, che tutto sarebbe finito presto, che sarebbe arrivata la mamma. Erano davvero convinti di salvarlo. Lui si lamentava per il freddo, per il buio. È un ricordo terribile. Vorrei tanto averlo dimenticato».

Tra le sue interviste più celebri c’è quella a Silvana Pampanini.

«Disse: tanti mal di testa, pochi uomini. Lasciò intendere di essere ancora vergine; non ho mai capito se stesse scherzando o se fosse seria».

Parla anche di Maradona. Si imbucò al suo matrimonio.

«Era stato papa Wojtyla a convincerlo a sposarsi: aveva già due bambine. Fece il volo di andata con un cartello al collo: “Io sono single, è mia moglie che si sposa”. Alla cerimonia civile ero l’unica giornalista, e lui mi fece cacciare. Non è vero che tutti gli argentini lo amavano, anzi, la sua auto passò tra due ali di folla che la prendevano a calci e sputavano sui finestrini; anche perché era una Rolls-Royce Phantom del 1938 appartenuta a Goebbels, il gerarca nazista. Il giorno dopo ci fu il matrimonio religioso. Il banchetto andò avanti sino alle otto del mattino».

 

 

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