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Mogol: «’E penso a te’ nacque in 20 minuti, mentre con Battisti viaggiavamo sulla Milano-Como»

A La Verità: «Lui era seduto al fianco del guidatore a suonare la chitarra, io ero dietro a scrivere. Anche ‘Emozioni’ è nata mentre guidavo la macchina»

Mogol: «’E penso a te’ nacque in 20 minuti, mentre con Battisti viaggiavamo sulla Milano-Como»

La Verità intervista Giulio Rapetti, in arte Mogol, paroliere autore di decine di successi indimenticabili della storia della musica e «metà» della storica coppia formata con Lucio Battisti. Racconta la genesi di tanti pezzi celebri, molti dei quali nati durante viaggi in macchina, in modo estemporaneo.

«I giardini di marzo è un’istantanea della mia infanzia in Via Clericetti, a Lambrate, un quartiere della periferia di Milano. Ogni due settimane passava il carretto dei gelati, ma a casa mia, il 21 del mese, i soldi erano già finiti…».

Nel suo repertorio c’è anche “Una giornata uggiosa”.

«I miei genitori utilizzavano spesso quel termine per descrivere gli inverni lombardi. La donna di cui parlo nelle strofe è una signora sposata con cui ebbi una relazione iniziata dopo una telefonata in cui mi rivelava di avere le prove dei tradimenti del marito. Ma il testo non parla solo di questo. Quando dico: «Sogno gente giusta che rifiuta di essere preda di facili entusiasmi e ideologie alla moda» mi riferisco agli Anni di piombo, alle Brigate rosse. A quel tempo ci voleva poco a essere etichettato come fascista e prendere posizione era molto, molto rischioso».

In macchina nacquero “L’arcobaleno”, di Adriano Celentano e anche la celebre “Emozioni”, sempre cantata da Battisti.

«Avevo trovato le parole giuste per la prima parte del brano, ma a un certo punto venne il momento di mettermi in viaggio con mia moglie e i bambini su una 500 Giardinetta. Così, senza poter ascoltare la musica e senza un foglio per scrivere, inventai tutta la seconda parte andando a memoria. Uno sforzo epocale… Non appena arrivati a casa dei suoceri mi lanciai sul letto con carta e penna. Anche ‘E penso a te’ è figlia di un viaggio in auto sulla Milano-Como. Battisti, seduto a fianco del guidatore, suonava la chitarra e io dietro a scrivere freneticamente. Fu un lampo: in 20 minuti la canzone era fatta e finita».

 

 

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