Alla Gazzetta: «Orsolini è il sorriso. Arnautovic è solare, scherzoso e parla tanto. De Silvestri è speciale: spesso abbiamo parlato 5 ore senza toccare il tema calcio».

La Gazzetta dello Sport intervista il difensore del Bologna Kevin Bonifazi.
«Lo so che al “Piacere, mi chiamo Kevin” la prima cosa che tu pensi è… questo è un presuntuoso e fa il fenomeno. Ovviamente non mi piace sembrare arrogante, e non lo sono, ma è un aspetto della mia vita col quale faccio i conti da sempre: quando arrivo e mi presento mi etichettano così, però se mi conosci bene vedi altro, oltre alla sicurezza. Ecco: invito tutte le persone al mondo ad essere più sicure di sé, perché se non lo sei di te stesso in prima battuta nessuno lo sarà per te».
Il pregiudizio, dice, «è una cosa bruttissima».
Il Bologna viene da 6 ko nelle ultime 7 gare. In questo weekend di campionato affronta l’Empoli. Necessario vincere, dice.
«Vincere con l’Empoli ed essere costanti. E puntare sulle persone: in squadra, in panchina perché l’allenatore sa insegnare e attorno a noi c’è un’alchimia che altrove non ho visto. Fra noi, poi, c’è un mix giusto di anziani e giovani: i primi insegnano ma apprendono pure».
Su Mihajlovic:
«Rispetto ai tempi di Torino non si è stravolto, semmai adesso riesce un po’ più a gestire le proprie emozioni. A Torino mi ricordo degli episodi tosti nello spogliatoio: oggi mi pare più maturo, la vicenda che ha passato lo ha migliorato».
Anche Bonifazi è cambiato, rispetto a quando giocava a Caserta e Benevento.
«In realtà litigavo coi miei compagni perché ero troppo sicuro di me. A 18 anni arrivi in C e pensi di essere già giocatore: e invece non lo ero. Quelle sono esperienze che mi hanno ridimensionato. Uscivo dalla Primavera del Toro dopo aver vinto lo scudetto, pensavo di giocare da subito e così non è stato. Impari a guadagnarti la pagnotta».
Parla dei suoi compagni. Ne cita 3 che possono trascinare il Bologna verso la risalita in classifica.
«Orsolini: è il sorriso. È sempre di buon umore, dividiamo la stanza dei ritiri. Arnautovic: è il contrario di quello che sembra, ovvero un musone. E’ solare, scherzoso, parla tanto. Ha quel carisma che ci serve: quando fa tre sportellate in campo dà la scossa a tutta la squadra. Poi De Silvestri. Un ragazzo speciale, col quale si parla di altro, attento, acculturato, molto spesso abbiamo parlato 5 ore senza toccare il tema calcio. Quando l’anno scorso ci incontrammo in Bologna-Udinese mi disse “Visto che Danilo va via saresti giusto per il Bologna”. Io risposi “Non mi dispiacerebbe”. In estate mi chiamarono Fenucci e Bigone in due ore facemmo tutto… Profetico».