Al CorSera: «Volevo fare la hostess, ma sono alta 1 metro e 58. Il mio debutto? A 15 anni, interpretavo una morta, stavo a terra tutto il tempo, gli amici del liceo ridevano»

Il Corriere della Sera intervista Teresa Saponangelo. In “È stata la mano di Dio” interpreta la madre di Paolo Sorrentino, morta insieme al padre nella casa di Roccaraso, quando il regista era ragazzo. Durante le riprese, racconta, Sorrentino non le ha detto tanto, a proposito di sua madre.
«Non mi ha raccontato tanto, mi ha detto che faceva gli scherzi che si vedono, che era una giocherellona. Voleva che ne restituissi il carattere esuberante e allegro. Mi ha detto: Sorridi, sei mia madre. A Paolo ho chiesto solo una foto di lei, mi appartengono la sua allegria e soprattutto la sua malinconia. Ci ha fatto sentire il fischio che era un segnale della mamma per riconoscersi col marito. È diventata una delle cose più forti nell’immaginario, non lo avrei detto».
Nella vita, la Saponangelo, non voleva diventare un’attrice ma una hostess.
«Veramente volevo fare la hostess ma sono alta 1 metro e 58 e niente. Mio padre, che persi da piccola, era marinaio. Voleva fare l’attore e il cantante, ho ritrovato un suo book fotografico in bianco e nero… Mamma ci portò a vivere in un palazzo che aveva lo stesso ingresso del teatro Politeama. Il portiere mi faceva entrare gratis. Ho visto La Gatta Cenerentola di De Simone, Mariangela Melato in Anna dei miracoli con la regia di Sepe. Che meraviglia. I tecnici prendevano in affitto stanze nel palazzo, respiravamo teatro, quell’aria lì».
Ha debuttato a 15 anni.
«A 15 anni interpretavo una morta, stavo a terra tutto il tempo, gli amici del liceo ridevano. Andavamo a recitare al carcere minorile di Nisida con Pasquale Amato. Poi ricordo Giacomo Rizzo con la sua commedia Ce penza mammà. Ci pensò davvero, il ruolo me lo procurò mia madre che lavorava nella segreteria di una scuola dove si faceva teatro».