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La resistenza della Premier alla pandemia, tra partite rinviate, no-vax e polemiche

Questo weekend a causa del Covid non si giocheranno 5 partite. La stampa attacca i no-vax (“non andrebbero pagati”) ma anche gli allenatori (“basta lamentarsi, prendetevela coi vostri club”)

La resistenza della Premier alla pandemia, tra partite rinviate, no-vax e polemiche
Londra (Inghilterra) - Premier League / Tottenham-Liverpool / foto Imago/Image Sport nella foto: Brendan Rodgers ONLY ITALY

La Premier League per ora resiste. A dispetto un po’ di tutto. Dei contagi con numeri da capogiro, delle partite rinviate, della percentuale troppo bassa di calciatori vaccinati, e delle proteste incrociate. Questo weekend cinque delle partite in programma non si giocheranno. Nove partite sono state rinviate questa settimana. E anche chi scende in campo lo fa con qualche defezione causata dal Covid.

Gli allenatori, più o meno tutti, si lamentano se le partite vengono rinviate ma anche se non vengono rinviate. Tanto che un editoriale del Telegraph li rimbecca: “Rinviare una partite non è mai  un processo semplice e non ci sarà mai un accordo universale, la smettano di lamentarsi. In fondo dovrebbero prendersela con i propri club, che hanno controfirmato i protocolli”.

In un altro pezzo del Telegraph Jason Burt, scrive che “come sempre l’interesse personale ha preso il sopravvento. Brendan Rodgers accusa la Premier di parzialità e di aver paura delle televisioni, Antonio Conte esprime preoccupazioni per motivi di salute e si lamenta che il governo gli ha chiuso il campo di allenamento, Dean Smith sottolinea che il suo club è stato trattato in modo diverso da come sarebbe stato trattato eventualmente il Manchester United. E così via, in quel modo poco edificante e miope in cui il calcio si comporta spesso, mentre tutti gli altri nel Paese combattono per capire che tipo di Natale avranno con le loro famiglie e come sta prendendo piede la variante dell’omicron”.

Per Burt i club dovrebbero smettere di pagare i giocatori che non si vaccinano. 

Incombe sulla questione, il caso dei calciatori non vaccinati. Una vergogna che come tale viene analizzata sui media inglesi. “I calciatori sono stati avvertiti di farsi vaccinare o di vivere con un rischio maggiore per se stessi e i loro cari di gravi malattie o morte”, scrive il Telegraph, ma “un quarto dei giocatori si rifiuta di farsi vaccinare. Solo il 59% dei giocatori nei 72 club delle serie maggiori ha avuto la doppia dose. Ora è stata ora lanciata una nuova campagna per sollecitare i calciatori a vaccinarsi, perché non solo sono a maggior rischio di contrarre e diffondere il Covid, ma di doversi isolare e quindi perdere partite o allenamenti”.

Il Telegraph scrive anche che gli avvocati sono al lavoro per fare in modo che i club possano imporre “ragionevolmente” la vaccinazione ai giocatori, e applicare protocolli più severi per coloro che non sono vaccinati per motivi di salute e sicurezza.

Il Times segnala che il presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin, ha dichiarato che sarà diffuso un video con i medici che spiegheranno i benefici delle vaccinazioni. “Io credo nella scienza e mi sono vaccinato. Penso che dovrebbero farsi vaccinare il prima possibile ma credo ancora che, per ora, sia una scelta personale. Dobbiamo essere furbi, dobbiamo spiegare le cose. Le persone non sono stupide, le persone capiscono quando spieghi in modo carino, non giudicandole”.

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