Sul Fatto la storia di Puzone, raccontata oggi in un docufilm. Lui e Diego erano inseparabili. È finito a fare il clochard su una panchina, oggi è di nuovo in piedi

Sul Fatto Quotidiano, Fabrizio d’Esposito racconta “Senza Diego”, il documentario in quattro episodi di Lorenzo Giroffi che racconta l’ascesa di Pietro Puzone: da ragazzino cresciuto ad Acerra, tra povertà e malavita, a giocatore del Napoli, compagno di Diego Armando Maradona nel Napoli del primo scudetto. Il doc è in onda su Extra, la nuova sezione digitale del Fatto per gli abbonati.
Puzone debuttò in Serie A nel 1982, quando aveva 19 anni, in Napoli-Cesena, la partita resa famosa da Massimo Troisi in Scusate il ritardo. Rino Marchesi lo mandò in campo come sostituzione, mentre il Napoli perdeva 2-0.
«Porca puttana che bel debutto mi fa fare questo, pensai. Facemmo due a due e il tre a due me lo mangiai io».
Maradona arrivò nel luglio 1984. Puzone era tornato al Napoli dopo due esperienze nelle serie minori, Cavese e Akragas.
«La mia testa toglila di mezzo, ma dal collo ai piedi io ero il secondo Maradona a Napoli. Potevo fare molto di più».
Nel campionato del primo scudetto non giocò mai, ma era l’ombra di Diego. I due erano inseparabili.
«Diego doveva andare a Roma per una visita medica. Andammo al Gilda, il locale dei vip, e prendemmo un privé. Fu la prima volta che tirai cocaina. Rientrammo il giorno dopo in albergo».
Ricorda la notte in cui Diego bevve 40 succhi di frutta e 40 Cointreau e saltò l’allenamento della mattina per indigestione gastrica. Ottavio Bianchi chiamò Puzone e gli chiese di aiutarlo con Maradona. E lui rispose:
«Maradona non lo ferma neanche Reagan».
Durante i mesi del lockdown, Puzone è stato un clochard, su una panchina di Acerra. Iniziava a bere Tavernello alle sei di mattina e il resto della giornata lo riempiva con il crack da 15 euro alla bottiglietta.
«La solitudine è la morte totale, sono tanti i motivi per cui ho bevuto questo vino di merda. Mia figlia il giorno del matrimonio è andata all’altare con lo zio, non la vedo da 18 anni».
E su Diego:
«Maradona è stato bello e caro, ma mi ha rovinato la vita. Maradona è Maradona, io sono Puzone, non sono lui che è in grado di coprire tutti gli sbagli che ha fatto».
Pietro ha rischiato di morire due volte, racconta d’Esposito. L’ultima un anno fa. Oggi è di nuovo pulito, di nuovo in piedi.
«La mia sfortuna era che avevo il soldo addosso».