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Pochettino: «Al Psg se dopo 10 minuti non sei già 3-0 hai già deluso. Qui il merito sul lavoro non si applica»

Intervista a L’Equipe: “Non siamo qui per sviluppare le nostre idee, o cosa ci piace. Siamo qui per adattarci e per vincere”

Pochettino: «Al Psg se dopo 10 minuti non sei già 3-0 hai già deluso. Qui il merito sul lavoro non si applica»
Londra (Inghilterra) 01/10/2019 - Champions League / Tottenham-Bayern Monaco / foto Imago/Image Sport nella foto: Mauricio Pochettino

Non è tutto oro il Psg che luccica. Anche allenare la squadra dei sogni, assemblata come ad un fantacalcio coi crediti infiniti, ha le sue complicazioni. Le racconta in una bella intervista a L’Equipe Mauricio Pochettino, investito questa estate dell’onere-onore di vincere qualsiasi cosa con Messi Neymar e Mbappé.

“Dall’esterno si sottovaluta il ​​lavoro di uno staff. Spesso abbiamo la vista ridotta e ci concentriamo sulla tattica, sul sistema, sul gioco, dicendo: – io farei così, prenderei il Tal dei tali, giocherei con il 4-3-3, eccetera. Quando inizi la tua formazione da allenatore, capisci subito che è stato un errore pensarla a quel modo. Mi sono anche detto: dai, non sarà così difficile. Invece sì, lo è. È anche molto più difficile di quanto si immagini. Dobbiamo fare i conti con le emozioni, non solo le nostre, ma anche quelle dei giocatori, dello staff, dei dipendenti del club, dei tifosi. Senza trascurare gli interessi economici. È un misto di cose, a volte in contrasto. Molte persone parlano senza sapere come vanno davvero le cose, riducono tutto a un punteggio. Un risultato positivo porta grandi benefici e un risultato negativo capovolge tutto. Non è così, ci deve essere equilibrio. Questo è ciò che rende il calcio tanto affascinante, con i suoi elementi di casualità e di ingiustizia. Il calcio non è razionale e la giustizia del calcio non è quella che si può applicare fuori dal campo. Anche il concetto di merito sul lavoro non si applica sempre. Ci sono molte cose soggettive e poco oggettive. Ci sono molti fattori che influenzano”.

“Come allenatore, hai delle idee e delle abitudini, hai un modo di vedere il calcio. Ma devi capire dove ti trovi. Quando il PSG viene a cercarti, è per adattarti a una struttura esistente, ai giocatori comprati per ottenere ciò che il club vuole. Cosa vuole il PSG? È importante saperlo. Il PSG vuole vincere. Vincere la Champions League, il campionato, la Coppa, tutte le partite. Non siamo venuti qui per chiederci cosa ci servisse per sviluppare le nostre idee, o cosa ci piace. Siamo venuti qui per adattarci e per vincere, con la struttura e con le caratteristiche dei giocatori che ci sono. È molto diverso. Siamo qui per sviluppare le idee del PSG, non per sviluppare le nostre idee definite. Ci vorrebbe del tempo. L’adattamento è fondamentale per trovare uno slancio che ti porterà ai risultati. Senza risultati, non si può sperare di arrivare al calcio che alla fine tutti vogliamo: tutti vogliamo fare una bella partita e vincere 5-0. Con la fantastica campagna acquisti dell’estate, la sensazione è di avere i mezzi per fare molto meglio. Le aspettative sorte quest’estate significano che prima ancora di iniziare una partita, dovresti vincere e vincere 5-0. Così, se dopo dieci minuti di gioco non sei già 3-0, pfff… che delusione! Penso sia un errore. Non c’è nessun obbligo nel calcio, anche gli avversari hanno qualità e sanno complicarti le cose”.

Pochettino parla molto anche dei suoi rapporti con l’ambiente e i media. E racconta:

“Abbiamo molto rispetto per i media, fanno parte di questo ambiente. I nostri tifosi hanno bisogno di sentire cosa diciamo per sapere cosa pensare. Quando ho iniziato, alcuni giornalisti erano miei amici. Ho un amico giornalista in Argentina, abbiamo la stessa età e abbiamo iniziato la carriera insieme. Oggi è il più famoso del Paese e io sono un allenatore del PSG, ma non gli concedo mai un’intervista. Perché non mi piace quello che fa”.

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