“Il primo a non credere (più) in un’altra versione di Mourinho è Mourinho”. “Saper perdere sarebbe ora la sua più grande vittoria”

“L’operazione-simpatia con cui il Vate pensava, evidentemente senza troppa convinzione, di spolverare un’immagine e una carriera opacizzate dai recenti fallimenti è già terminata. Ed è stata un fallimento perché il primo a non credere (più) in un’altra versione di Mourinho è Mourinho”.
Lo scrive Claudio Savelli su Libero. Quando è arrivato a Roma, il tecnico si è promesso di essere sempre positivo e per un po’ lo è stato. Ha trovato una connessione con pubblico, giocatori e società, parlando bene di tutti. Nelle prime giornate di Serie A, anche con qualche decisione arbitrale a sfavore, si presentava sempre con il sorriso. Poi, dopo la disfatta contro il Bodo, il cambiamento.
“È cambiato tutto con la debacle (6-1) in casa del Bodo in Conference, un’umiliazione che lo ha spaventato. Come meccanismo difensivo, José ha trasformato in colpevoli i suoi giocatori (di riserva) e ha scelto gli arbitri che fin lì aveva ignorato come diversivo. Il problema è che qualsiasi sia la polemica, non sembra più pensata e costruita per mascherare il momento di difficoltà della squadra, bensì improvvisata”.
Un tempo, Mourinho si ergeva a scudo per difendere la squadra, ora sta varcando il sottile confine “tra polemica e lamento”. Il suo è diventato un
“gioco al massacro interno, quando l’interno una volta era per José lo spazio sacro. Per questo l’Olimpico comincia a fischiare: non pretende vittorie e vuole un allenatore che faccia altrettanto”.
Mou dovrebbe iniziare a imparare a perdere.
“Ecco, saper perdere (anche, nel caso, con il Venezia domani alle 12.30), sarebbe ora la più grande vittoria per un vincente come Mou. Il vecchio José non può tornare, anche i più nostalgici se ne sono fatti una ragione, e il nuovo non è peggiore, anche se vincerà meno. Noi siamo convinti. Ora manca solo lui”.