Rapina a Marchisio, c’era una pista, ma il gip nega le intercettazioni richieste, inchiesta archiviata
Su La Stampa. Gli indizi portavano ad una banda di ladri proveniente dall'Europa dell'Est. I loro telefoni avevano agganciato la cella di Vinovo

Db Torino 11/03/2018 - campionato di calcio serie A / Juventus-Udinese / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Claudio Marchisio
La Stampa torna sulla vicenda della rapina subita dall’ex centrocampista della Juventus, Marchisio, nella sua villa, ad ottobre 2019, quando c’erano sia lui che la sua famiglia. Una pista da seguire c’era, e portava ad una banda di ladri originari dell’Europa dell’Est, ma le intercettazioni sono state negate, per cui l’inchiesta è stata archiviata.
“Una pista c’era. Una banda specializzata in furti, originaria dell’Est Europa con precedenti penali specifici. Alcuni telefoni avevano agganciato la cella di Vinovo in orari compatibili con la rapina messa a segno a casa dell’ex giocatore della Juventus e della nazionale Claudio Marchisio”.
“In due anni la procura è stata convinta almeno due volte di aver imboccato la strada giusta nelle indagini. Sospetti certo, ma – si dice – fondati. Quando però, stretto il cerchio attorno a una batteria di ladri, il pm Giuseppe Drammis ha chiesto di intercettare alcuni telefoni il gip, per altrettante volte – le ha negate. Non ravvedendo evidentemente gravi inizi a carico dei sospettati. E cosi nei giorni scorsi il magistrato ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. Senza attività investigativa ulteriore non si può andare avanti. E le celle telefoniche, in fondo, sono insufficienti a dimostrare un’accusa”.
Il Corriere Torino dà altri dettagli.
“Un gruppo di sei persone, tutte dell’Est e con precedenti penali, che si erano mosse in un arco temporale compatibile con quello della rapina, e che potevano forse aver fatto sopralluoghi nei giorni precedenti. Incrociando i dati delle celle telefoniche alle immagini ricavate dalle tante telecamere, gli inquirenti avevano ristretto il cerchio su sei nomi, collegati ad altrettante utenze. Ma quegli indizi sono stati valutati dal un gip troppo flebili per intromettersi nelle loro conversazioni private”.
A casa di Marchisio, i rapinatori cercavano la cassaforte. Il Corriere ricorda che avevano puntato la pistola contro la
moglie e lo avevano costretto a consegnare collane, bracciali, anelli e vestiti firmati.
“«Sono juventino, non vi farei mai del male. Diteci dove sono i gioielli» gli avevano intimato i rapinatori, che, secondo l’ex centrocampista «parlavano italiano ma con accento straniero»”.