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L’epica vittoria di Fury il fuoriclasse inglese che riporta la boxe al fascino d’un tempo

Il Guardian ha definito il terzo match contro Wilder “uno dei grandi combattimenti nella storia dei pesi massimi”. Pieno di dolore e poesia

L’epica vittoria di Fury il fuoriclasse inglese che riporta la boxe al fascino d’un tempo

I giornali inglesi sono ovviamente pieni di Tyson Fury. L’eroe di una boxe che per l’Italia quasi non esiste più. Un posto lontano capace ancora di ispirare epica dello sport ai più alti livelli. Rilanciando una disciplina che annaspa tra le mille contraddizioni del business e dello spettacolo.

Il match, l’ultimo di una triplogia, con cui il pugile inglese-irlandese ha battuto Deontay Wilder e conservato il titolo dei pesi massimi, il Guardian lo ha definito “uno dei grandi combattimenti nella storia dei pesi massimi”. Undici round violenti e sofferti. Poi Tyson Fury si è appeso alle corde e ha recitato una preghiera silenziosa. “I guanti tolti, le sue mani ancora ricoperte dai loro involucri madidi di sudore. Intreccia le dita in un vecchio rituale familiare per il vittorioso Gypsy King”.

“Mentre pregava, anche Fury piangeva. Suo fratello Shane, un grande orso peloso, copre la testa calva del campione con la mano”.

Per la seconda volta in 20 mesi, Wilder ha assaporato i colpi devastanti di Tyson Fury. E proprio come allora, Wilder ha perso. “Il corpo di Wilder è crollato floscio al centro del ring e l’arbitro ha misericordiosamente concluso l’incontro”. Il punto di vista del New York Times è ovviamente opposto: l’americano sconfitto, di nuovo, dall’inglese d’acciaio con la storia personale fatta apposta per farsi scrivere tra romanzo e cronaca.

“Ho sempre detto che sono il migliore al mondo e lui il secondo migliore”, ha detto poi Fury. “Non dubitate mai di me”.

La boxe, con le sue sigle che categorizzano anche politicamente uno sport sempre più diseguale, è diventato uno sport complicato da seguire, sempre a rischio farsa. Molto probabilmente Wilder, ad esempio, combatterà contro il vincitore tra Usyk e Joshua in un incontro per l’unificazione del titolo. Fury e Joshua avevano firmato un contratto di due combattimenti a marzo, ma prima doveva completare la “tripletta” con Wilder.

Il terzo incontro era stato programmato per luglio, ma Fury e il suo angolo erano risultati positivi al coronavirus, rimandando l’incontro.

Wilder, scrive il New York Times, “sarà sempre ricordato come l’uomo che ha difeso la sua cintura dei pesi massimi 10 volte”. “Ma Fury non ha lasciato domande inevase e ha completato questa trilogia in modo conclusivo.

Commovente la dimostrazione di immenso coraggio dell’americano che fino al round finale ha continuato a provare a sferrare un ultimo pugno dirompente, per salvarsi dalla sconfitta inevitabile. Fury nel quarto round era caduto pesantemente al tappeto due volte, Wilder ci credeva.

L’immediato post-match, con i pugili distrutti a ritrovare l’intimità dell’angolo chi nella gioia e chi nel dolore, “tutti questi piccoli momenti privati ​” sono per il Guardian “cupi promemoria di quanto la boxe pretende anche dai suoi più grandi campioni”.

La conclusione della loro epica trilogia ha confermato che Fury è, inequivocabilmente, il pugile migliore. Fury ha un’attitudine naturale per la boxe. Piuttosto che congelarsi o confondersi quando è in pericolo, Fury sembra pensare in modo ancora più preciso e intelligente”.

Ed è meraviglioso che all’apice della fatica, la boxe è ancora un cinema neorealista. L’allenatore di Fury, Sugarhill Steward, alla fine del settimo round, ad un certo punto è scoppiato e gli ha urlato: “Basta che colpisci il figlio di puttana, dannazione!”.

Fury probabilmente difenderà ancora il suo titolo, in primavera o all’inizio dell’estate del prossimo anno contro il vincitore dell’incontro di fine mese tra Dillian Whyte e Otto Wallin. La sua ultima grande sfida è quella di diventare il campione mondiale indiscusso di “tutti” i pesi massimi. Le cinture IBF, WBA e WBO sono ora detenute da Oleksandr Usyk.

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