Dopo una settimana estremamente turbolenta Sinisa ha disinnescato una Lazio che dei giochi preziosi di Sarri sembra aver smarrito la password
“Come si pronuncia il sarrismo in casa Lazio, per ora, è un “Lost in translation”, una traduzione persa, un test di compatibilità che – dopo un derby esaltante – ieri non s’è visto”.
Lo scrive Matteo Della Vite sulla Gazzetta dello Sport.
“Dopo una settimana turbolenta e piena di tutto (infortuni e falsi positivi: Dijks e Soumaoro), Sinisa ha ricompattato i suoi” “ha disinnescato una Lazio (poi rimasta in 10 per una parola di troppo di Acerbi) che dei giochi preziosi di Sarri sembra aver smarrito la password”.
La domanda è una, continua Della Vite:
“è stato Mihajlovic a incartare Sarri o la Lazio si è proprio annodata da sola?”.
La risposta è
“ottanta-venti, a livello di percentuali: perché l’impianto accusatorio di Sinisa (squadra compatta, 5-3-2 in fase di ripiegamento rapido, contropiede della Lazio mai ammesso, linee di gioco altrui chiuse, aggressione al portatore di Barrow) non è mai stato smontato da Sarri: la sua Lazio palleggiava lenta, spenta, senza sbocchi e – va detto – anche senza il suo mattatore, ovvero quel Ciro Immobile che fino a qui ha segnato 6 dei 15 gol totali”.
Mihajlovic ha vinto “coi suoi sbarbatelli”.
“La Lazio era moscia, morbida: o lo era inconsciamente – creandosi alibi sottotraccia – perché “Mau” aveva polemizzato per i tempi stretti da una gara all’altra fra Coppa e campionato?”.
Ma l’alibi non regge, spiega: il Rennes battuto il Psg pur avendo giocato giovedì sera in Olanda in Coppa.