«Vagonate di retorica, basta», scrive Michele Serra dopo 15 pagine di retorica su Repubblica
L'editorialista di Repubblica contro la melassa "a vagonate" che riempie anche il suo giornale: "Non c’è salvezza se non nel profondo della foresta e con lo smartphone scarico"

Londra (Inghilterra) 11/07/2021 - Euro 2020 / Italia-Inghilterra / foto Uefa/Image Sport nella foto: Leonardo Bonucci
A pagina 28 di Repubblica, nell’abituale posizione della sua Amaca, Michele Serra scrive che della “retorica a tonnellate, a vagonate, a cargo”, che “rende greve ciò che dovrebbe essere alato: la vittoria”. E aggiunge: “Non c’è rimedio né salvezza, non c’è scampo se non nel profondo della foresta e con lo smartphone scarico”.
Il problema, per Serra, è che delle precedenti 28 pagine del suo giornale, 15 sono occupate dalla suddetta retorica: il quantitativo è proprio quello: tonnellate, cargo. L’editorialista, pulpito a parte, ha perfettamente ragione: la melassa sui giornali italiani ha rotto gli argini. Rintracciare un pezzo che non sia celebrativo, coi toni fuori scala, trionfalistico, è un’impresa. C’è giusto il suo commento, appunto. E’ una resistenza intestina, quella di Serra.
E’ un un “vizio sia sovranazionale”, certo. Mica solo gli Italiani fanno così. Ma “bisogna comunque non dargliela vinta, alla retorica, e tenere il punto, dunque tenerci lo sport. Vincere è bellissimo e lo sport è bellissimo. È epica allo stato puro, gesto che non ha bisogno di parlarci sopra, solo di essere descritto, raccontato nel suo farsi”.
E, scrive Serra, è per questo che “i cattivi giornalisti e telecronisti sportivi non si reggono proprio“. “L’alluvione di parole inutili di queste ore scomparirà, nel tempo, come vapore”.