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Abravanel – La Nazionale di Mancini non ha nulla dell’Italia: ambizione, innovazione, meritocrazia

Analisi eretica sul Corsera in cui definisce stiracchiato il paragone con l’economia, descrive le nostre università e parla del familismo e dei presunti giovani imprenditori

Abravanel – La Nazionale di Mancini non ha nulla dell’Italia: ambizione, innovazione, meritocrazia
Roma 12/07/2021 - Nazionale di Calcio Italiana a Palazzo Chigi / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Mario Draghi-Giorgio Chiellini-Roberto Mancini

Nella stampa italiana c’è un parametro scientifico per giudicare i commenti pubblicati: se sono nascosti nelle pagine interne, spesso (a meno che non si tratti di marchette) vuol dire che hanno un messaggio interessante e vale la pena leggerli. L’algoritmo funziona con l’articolo di Roger Abravanel che il Corriere della Sera relega a pagina 26. Analisi che smonta, con eleganza e puntualità, la grossolana similitudine tra la Nazionale di Mancini e la rinascita dell’Italia, similitudine portata avanti dai giornali mainstream per proseguire l’adorazione di Mario Draghi. Del resto, basta immaginare cosa sarebbe successo se la vicenda festeggiamenti bus dell’Italia (con Bonucci che ha potuto scavalcare il Viminale) fosse accaduta con altri presidenti del Consiglio.

Abravanel definisce stiracchiato il paragone calcio-economia e su questo concetto costruisce l’articolo (che quindi è già un miracolo che ha visto la pubblicazione). Abravanel, senza mai dimenticare che il calcio non è l’economia, evidenzia alcune caratteristiche del lavoro di Mancini e le paragona a quelle del sistema imprenditoriale italiano.

Innanzitutto l’ambizione dichiarata da Mancini di volere costruire un progetto vincente agli europei. Ambizione che troppo spesso manca al nostro capitalismo famigliare che si rifugia nelle «nicchie» e nelle «multinazionali tascabili» e fa sì che oggi siamo il fanalino di coda nelle Fortune 500, le più grandi aziende del mondo , appunto quelle che vincono nella economia della conoscenza e creano i posti di lavoro ben retribuiti per i laureati che da noi oggi mancano.

E ancora:

L’ambizione di Mancini &Co si è poi tradotta in un atteggiamento nei confronti del rischio e della innovazione (attaccare e non difendere , giocare senza centravanti ecc.) che manca totalmente a molte delle nostre imprese che rigettano nuove (e quindi rischiose) forme di crescita e competitività globale come le acquisizioni, l’e-commerce, il marketing ecc.

Abravanel affronta anche la cryptonite italiana: la meritocrazia, con un passaggio meraviglioso sullo stantio convegno dei presunti giovani imprenditori che si tiene a Capri.

Meritocrazia sconosciuta nel capitalismo familista italiano che durante le settimane di euro 2020 ci sottoponeva all’antico e deprimente rito dei politici che portavano i loro omaggi al convegno di Confindustria «giovani imprenditori» che in gran parte sono figli di imprenditori (sempre meno giovani).

Meravigliosi anche i passaggi sullo condizione del sistema universitario italiano:

Mentre la classifica Qs metteva al 149mo posto la migliore università italiana, il Politecnico di Milano, da noi si celebrava una ricerca di Italia-decide, Intesa e Luiss che dimostrava che il 40 percento delle università italiane rientra tra le prime 1.000 del
mondo.

 

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