Sulla Gazzetta: il trio (con Mendes) non aveva previsto la rivolta social. Commisso vuole chiudere i grandi affari ma non con lo stesso procuratore
Non ci voleva la zingara, ma Alfredo Pedullà racconta la rottura di Gattuso con la Fiorentina e mette nero su bianco considerazioni che non leggerete su molte altre testate. Lui lo fa sull’edizione on line della Gazzetta. Anche Pedullà scrive di
tumultuosa conference call con il club viola, erano volate parole grosse, l’anticamera della risoluzione che sarebbe arrivata nella giornata di ieri.
E a proposito della Fiorentina scrive:
L’errore di Gattuso è stato quello di credere che sarebbe bastato dire “ecco Mendes, fate come dice lui”, non pensando che un club autonomo e indipendente, pur con tutti i limiti, mai avrebbe accettato le condizioni. Oliveira, pilastro del Porto, sarebbe costato circa 20 milioni più gli extra salatissimi. Guedes più o meno la stessa cifra, con gli optional carissimi che in pochi avrebbero pagato. La Fiorentina vuole chiudere le grandi operazioni, anche da 30 milioni e su di lì, ma senza essere costretta a farle a senso unico e con lo stesso procuratore.
Poi, racconta quel che è successo col Tottenham, la rivolta social dei tifosi e il passo indietro del presidente Levy. E scrive che
i dialoghi con Fabio Paratici, inutile far finta di nulla, stavano andando avanti ancora prima che Ringhio rompesse con Commisso. E Paratici aveva fatto scivolare un accordo ormai raggiunto con Paulo Fonseca, ulteriore conferma che il suo obiettivo era quello di andare avanti con l’allenatore calabrese che probabilmente sarebbe andato alla Juve senza la qualificazione in Champions. Ma il famoso asse Mendes-Paratici-Gattuso non aveva fatto i conti con la ribellione mediatica e con l’autorevolezza che un padre-padrone come Levy mantiene in qualsiasi operazione del Tottenham.
Conclude scrivendo che Gattuso e al momento è rimasto con un cerino in mano. E gli consiglia di staccare un po’ la spina.