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«Hamsik in Slovacchia era considerato un arrogante, un esibizionista pieno di sé» 

Sul Guardian l’elogio dell’ex capitano del Napoli, con una rivelazione inedita. È stato il miglior giocatore del Paese dall’indipendenza del 1993

«Hamsik in Slovacchia era considerato un arrogante, un esibizionista pieno di sé» 

Il Guardian presenta la sfida tra Slovacchia e Polonia come una “battaglia tra due giocatori di livello mondiale”: Lewandowski contro Hamsik, “uno dei migliori giocatori della Serie A negli ultimi dieci anni, che – nonostante abbia trascorso la scorsa stagione non giocando regolarmente in Cina e Svezia – per il suo paese resta quello di sempre”.

L’autorevole quotidiano inglese fa un ritratto dell’ex capitano del Napoli, elogiandone la carriera. Partendo da un presupposto inedito per chi in questi anni l’ha conosciuto e apprezzato: Hamsik era considerato “un arrogante, un esibizionista pieno di sé”.

Che Hamsik per la sua nazionale sia fondamentale, scrive il Guardian, “è stato dolorosamente evidente a marzo, quando in sua assenza la Slovacchia ha pareggiato con Cipro e Malta nelle qualificazioni ai Mondiali del 2022. Anche se poi hanno battuto la Russia, non sono gli stessi senza Hamsik, il miglior giocatore del paese dall’indipendenza nel 1993. Hamsik detiene il record della Slovacchia per presenze (126) e gol (26) e ha portato il suo paese al terzo torneo importante”.

“Ai Mondiali del 2010 Hamsik è stato capitano a 22 anni. Il più giovane capitano nella storia della Slovacchia, la sua stella più grande insieme all’ex difensore centrale del Liverpool Martin Skrtel, che si è ritirato dal calcio internazionale. Eppure ci sono voluti anni per trovare il posto giusto per Hamsik nel sistema slovacco”.

Per anni Hamsik, che a Napoli giocava come centrocampista avanzato, è stato utilizzato in posizione più arretrata. Ha esordito in nazionale nel 2007 e Jan Kocian, l’allenatore dell’epoca, lo voleva come centrocampista difensivo.

“L’ho visto giocare a Brescia come una specie di 6, o anche di 8″, dice. Era un centrocampista box to box, capace di affrontare e leggere la partita. Sapeva quando rallentare il gioco e quando usare il suo primo tocco”.

Il compito di Kocian era quello di supervisionare un radicale cambio generazionale, dopo la Coppa del Mondo 2006, ma i funzionari della federazione calcistica non erano innamorati del suo desiderio di costruire la squadra attorno ad Hamsik.

“Marek non aveva nemmeno un posto adeguato nella nostra squadra under 21”, dice Kocian. “Hanno cercato di dissuadermi. Mi hanno detto che era troppo arrogante e un esibizionista. Tuttavia, le sue qualità calcistiche erano molto più grandi di quell’immagine che lo circondava. È stata dura inserirlo in nazionale, ma ho sostenuto la mia idea e l’ho chiamato”. È stata una delle migliori decisioni di Kocian, scrive il Guardian.

In Slovacchia il rapporto con i tifosi non è stato sempre facile. “Di solito lo guardavano solo in nazionale”, dice Kocian. “Magari lui giocava bene, ma dal momento che tutta la squadra deludeva, le critiche ricadevano su di lui. Il giocatore che si distingue di solito ottiene la maggior parte della colpa”.

Quando Jan Kozak Sr è subentrato come allenatore nel 2013, ha finalmente trovato il ruolo giusto per Hamsik. Al giocatore è stata data licenza quasi da numero 10 e ha beneficiato della presenza di Kucka al suo fianco.

Dopo le deludenti qualificazioni per Euro 2012 e la Coppa del Mondo 2014, Hamsik ha portato la Slovacchia a Euro 2016, dove ha battuto la Spagna. “Il picco di quella generazione”.

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