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Trentalange: «Punire le bestemmie in campo rientra nella missione educativa dell’arbitro»

Il presidente dell’Aia ad Avvenire: «Arbitrare mi ha insegnato per prima cosa ad avere una disciplina. Non sempre si può sospendere una partita per razzismo, c’è da considerare l’ordine pubblico».

Trentalange: «Punire le bestemmie in campo rientra nella missione educativa dell’arbitro»

Avvenire intervista Alfredo Trentalange, eletto presidente dell’Aia lo scorso febbraio. Racconta il suo percorso sportivo e professionale. Si avvicinò al pallone giocando nell’oratorio del suo quartiere, poi il provino per entrare nelle giovanili del Torino, e l’invito ad occuparsi di altro. Così diventò arbitro.

«Arbitrare mi ha insegnato per prima cosa ad avere una disciplina. Sveglia alle 5 alla domenica mattina, preparare la borsa con cura e scendere in strada con la città ancora al buio per prendere anche due pullman per arrivare alle 9 al campo fuori città. Le cose sono cambiate oggi? Molte sì, ma ancora sento genitori che mi confidano, “Ma lo sa che da quando nostro figlio arbitra è migliorato tantissimo, specie a scuola”».

Gli arbitri sono spesso costretti a subire insulti e violenze. Dice:

«Minacce, sputi e insulti, purtroppo li devi mettere in conto. Io presi un pugno in faccia da un calciatore in una partita di Terza categoria. Ma poi quel calciatore lo hanno picchiato i suoi stessi compagni mentre gli urlavano: “Ha ragione l’arbitro!”. Ci sono rimasto malissimo, e alla fine mi è dispiaciuto. Anche perché avevo commesso un errore tecnico, non avevo sospeso la partita e ho continuato ad arbitrare…».

Sulla scelta di Figc e Aia di far parlare finalmente gli arbitri in pubblico:

«Nella prima domenica della trasmissione Rai 90° Minuto abbiamo mandato in studio Daniele Orsato, ma se i “leoni da tastiera” si accaniscono su episodi di una partita che aveva diretto tre anni prima (Inter-Juventus del 2018), come gli hanno “rinfacciato”, allora ha poco senso la nostra presenza in tv… Ma ho fiducia, siamo solo all’inizio di un nuovo corso».

Sul razzismo e gli episodi di bestemmie di calciatori e allenatori, che l’assenza di pubblico ha reso ancora più evidenti.

«Oggi le componenti sono tutte d’accordo per una presa di posizione netta anche perché in tema di antirazzismo esiste un protocollo rigido che prevede fino alla sospensione della partita. Il problema è che non sempre è così semplice da applicare, per via delle ripercussioni sull’ordine pubblico… Quanto alle bestemmie, una volta ho espulso un calciatore di Serie A dopo 15 minuti…. mi diedero del pazzo, del bacchettone. Ritengo invece che punire “per bestemmia” rientri nella missione educativa che deve assolvere un arbitro».

 

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