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Superlega, Merkel e Macron mettono a nanna Florentino Perez e Agnelli: la fuga da casa è finita

La Superlega ridotta a bravata da adolescenti. I messaggi da Parigi sull’asse Stellantis. La politica (anche Draghi) sistema il calcio

Superlega, Merkel e Macron mettono a nanna Florentino Perez e Agnelli: la fuga da casa è finita

Una disfatta così, è difficile ricordarla. Il golpe è durato 48 ore, come le fughe di casa degli adolescenti che ai primi morsi della fame tornano con lo sguardo basso. “Tornano a casa dai genitori” cantava De Gregori ne L’uccisione di Babbo Natale.

È parsa davvero una bravata da adolescenti. Qualcuno avrebbe dovuto spiegare a Florentino Perez e ad Andrea Agnelli che in Europa non si tocca foglia che l’asse Francia-Germania non voglia. Bastava aver avuto un buon professore di storia alle superiori. Non è certo stato un caso il no preventivo di Psg e Bayern.

I dodici si sono riuniti. Tutte le inglesi sono fuori, scusandosi con i propri tifosi. Barcellona e Atletico Madrid per ora restano. Ma la Superlega si è ridotta a tre italiane e tra spagnole: un torneo italo-spagnolo, una sorta di Trofeo Birra Moretti allargato.

Quella che è stata descritta come la più grande rivoluzione mai vista nel mondo del calcio, si è sgonfiata in meno di 48 ore. In modo dilettantesco. Noi oggi l’abbiamo paragonata al golpe del 91 in Russia. Forse è più corretto accostarli ai Serenissimi gli indipendentisti veneti che occuparono piazza San Marco in mimetica, issarono la bandiera, prima che i carabinieri si spazientissero definitivamente. Ieri al Napolista un esperto di finanza estera aveva spiegato che sbagliamo a sopravvalutare i grandi club, che il management del calcio è miope e incompetente.

Una delle verità è che nel calcio non c’è poi questa approfondita conoscenza manageriale. C’è una sopravvalutazione di queste persone. Se fossero state così abili, non si sarebbero trovate con aziende indebitate e sull’orlo del fallimento. Parliamo di persone che hanno sottostimato le previsioni di deficit del calcio pandemico, talvolta confondono l’aspetto economico con quello finanziario.

E aveva ragione. I fatti gli hanno dato ragione. È una disfatta – anche se ufficialmente il progetto è ancora in piedi – che avrà conseguenze importanti nel mondo del calcio, non potrà non averne. Disfatta che ha svelato il dilettantismo e il pressapochismo di chi si è rivelato non all’altezza di ricoprire ruoli nevralgici in una rande industria quale è il calcio. Da questa vicenda il calcio dovrebbe trarre una lezione: il management è una cosa seria, le aziende vanno affidate ad amministratori delegati che hanno studiato, che hanno competenze e conoscenze. Non ci si improvvisa capo d’azienda. Si finisce come sono finiti Andrea Agnelli e Florentino Perez in questa folle avventura.

Sono stati spazzati via dall’opinione pubblica, dai tifosi e dalla politica. L’asse Merkel-Macron ha ribaltato la Superlega in un giorno e mezzo. Con l’appoggio di Draghi e Boris Johnson. Fonti diplomatiche sussurrano di messaggi piuttosto convincenti fatti pervenire da Parigi a Torino sponda John Elkann, utilizzando il collegamento di Stellantis (nata dalla fusione FCA-Puegeot). A volte bastano poche, convincenti, parole. È stato il segnale definitivo. Gli scissionisti possono smetterla di giocare. E possono fare i conti con i propri buchi di bilancio, magari frequentando qualche corso di recupero.

La vicenda Superlega rafforza ulteriormente l’asse franco-tedesco. Anche l’Italia ha svolto il proprio ruolo. Mario Draghi ha fatto sentire la sua voce, soprattutto ha dato un segnale di adesione a Merkel e Macron. Mentre dal Regno Unito arrivavano le bordate di Boris Johnson e la protesta popolare che fa sempre il suo effetto, anche e soprattutto quando si parla esclusivamente di soldi e di potere.

E a proposito di denaro, gli sponsor devono avere espresso qualche dubbio dopo l’ampia rivolta dell’opinione pubblica e dei tifosi. Chi si prende la briga di investire in un prodotto che rischia di essere oggetto di una vasto boicottaggio?

Nelle prossime ore ne sapremo di più. Per ora, registriamo una delle più colossali figuracce mai viste. Sarà fonte inesauribile di barzellette (basta guardare l’account twitter dell’Ajax). Molto probabilmente, ragionevolmente, adesso si aprirà un tavolo di trattativa con la Uefa per rinegoziare accordi commerciali per la Champions e anche nuove norme sul fair play finanziario. Anche se, con questa che somiglia tanto a una resa, la Uefa si siederà al tavolo per nulla indebolita.

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