La Corea Del Nord boicotta le Olimpiadi per la pandemia, e ora altri potrebbero fare lo stesso

I paesi più poveri temono che gli atleti tornino col virus scatenando epidemie non controllabili dai loro sistemi sanitari. La Corea Del Nord non saltava le Olimpiadi dal 1988

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La Corea del Nord ha deciso ufficialmente che non parteciperà alle Olimpiadi di Tokyo, a causa della pandemia in corso. Non accadeva dai boicottaggi ai Giochi del 1984 a Los Angeles del 1988 a Seul.

La decisione è stata presa durante una riunione del Comitato Olimpico nordcoreano, e annunciata ieri. Una scelta che molti quotidiani, anche europei, definiscono sensata.

La Corea del Nord fin dall’inizio della sua pandemia ha fatto valere l’estrema durezza del suo regime a contrasto del contagio. Già da febbraio del 2020 aveva sospeso tutti i collegamenti da e verso la Cina, e imposto un isolamento di 40 giorni a chi arrivava dall’estero o ai contatti. Il suo sistema sanitario è troppo scarso per gestire un’epidemia del genere, e la popolazione vive in condizioni disagiate. L’unica soluzione è tenersi lontano il più possibile dalle malattie: l’isolamento.

Il governo della Corea del Nord continua a sostenere dinanzi all’Organizzazione mondiale della sanità che non ha ancora avuto un caso Covid-19 nel paese. E vorrebbe restare così. Quindi squadra olimpica a casa.

Non ci sono compromessi nella logica dei dittatori. Quando qualcosa non va bene, prendono decisioni dolorose. Il problema è che la Corea del Nord apre una breccia: altre nazioni potrebbero seguire. Il presidente del CIO Thomas Bach ha negoziato con il governo cinese per una fornitura speciale del vaccino cinese per gli atleti. Ma i vaccini cinesi non sono approvati ovunque. E i paesi più poveri, con sistemi sanitari scadenti, temono che le Olimpiadi portino il contagio a casa loro, trasformandosi in un veicolo di morte.

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