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Se vuole tornare ad avere il Napoli competitivo, De Laurentiis faccia come Ulisse

La proposta quasi dimezzata di ingaggio a Insigne ci dice che Adl ha capito. Metta i tappi di cera ai suoi, la piazza è come l’Isola delle Sirene

Se vuole tornare ad avere il Napoli competitivo, De Laurentiis faccia come Ulisse

La notizia data oggi dal Corriere dello Sport, a proposito della proposta d’ingaggio del Napoli a Insigne, fa finalmente luce sulle intenzioni del Calcio Napoli. E, per quel che ci riguarda, ci consente di comprendere che il club si è finalmente reso conto di aver troppo a lungo vissuto al di sopra delle proprie possibilità.

Il Napoli – ha scritto il Corsport – ha proposto a Insigne un rinnovo con un ingaggio ribassato di circa il 40%: da 4 milioni netti a 2,5 a stagione. Per un quadriennale che coprirebbe il periodo 2022-2026. Nel 2022, Insigne avrà 31 anni. Il Napoli non può permettersi di commettere l’errore – dati alla mano – effettuato con Mertens.

Il Napoli si è appesantito, lo abbiamo scritto molte volte. Sia con acquisti sbagliati, ma questo riguarda solo le ultime sessioni di mercato a partire da gennaio 2020 (Lobotka, Politano, Petagna, per intenderci). Sia, soprattutto, con la autolesionistica decisione di non vendere i prezzi pregiati di fronte a offerte che qualsiasi persona di buon senso non avrebbe rifiutato.

Il Napoli di De Laurentiis è diventato tifoso. Affidereste a un tifoso la gestione di un’azienda calcistica? Noi no. Lo abbiamo scritto svariate volte. Il Napoli avrebbe dovuto vendere Allan di fronte all’offerta di 70 milioni del Psg, più una quota sponsor Qatar Airways; così come avrebbe dovuto vendere Koulibaly. Cifre che non torneranno più. Non a caso Allan è stato poi venduto all’Everton a un terzo della cifra e oggi Koulibaly vale più o meno la metà. Insigne ha detto no a chi aveva compreso che bisognava rifondare. Ha fatto di testa sua, o meglio: ha ascoltato i suoi stretti collaboratori, ed è finita come sappiamo.

L’offerta di ingaggio di De Laurentiis a Insigne svela la nuova linea del Napoli. Una linea di buon senso, ancor più in tempi di Covid. Il Napoli, lo abbiamo scritto, ha innanzitutto bisogno di un direttore sportivo che faccia reparto da solo. È la figura di cui il Napoli ha bisogno. Molto più dell’allenatore. Il Napoli deve risistemare le basi, deve chiarire la politica aziendale anche a livello di ingaggi. Per essere privi della minima ambiguità, il Napoli non può scommettere 50 milioni per un calciatore. Non li può spendere e qualora dovesse spenderli, dovrebbe farlo per una certezza non per una scommessa. Ci riferiamo a Osimhen ovviamente.

Il Napoli ha commesso gli errori di chi crede di essere diventato più forte di quel che in realtà è. Ormai neanche più i grandissimi club ragionano come ha fatto il Napoli negli ultimi anni. E basta dare uno sguardo all’Atalanta per mangiarsi le mani.

Se vuole tornare ad avere un Napoli competitivo, De Laurentiis deve fare come gli uomini di Ulisse all’Isola delle Sirene. Deve metter loro i tappi di cera e farsi legare all’albero della nave. In quel caso, gli uomini di Ulisse ebbero l’ordine tassativo di non obbedirgli, di non ascoltare i suoi ordini. Se De Laurentiis ha invece creato una struttura in cui non è prevista la disobbedienza, allora faccia uso anche lui di tappi di cera. Non ascolti la piazza. Da quando ha cominciato ad ascoltarla, sono cominciati i problemi del Napoli.

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