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Pippo Inzaghi: «Agnelli è venuto a complimentarsi con me negli spogliatoi, dopo la partita»

Al Corriere: «Sia chiaro, avrei firmato per il pareggio: i giocatori sono andati oltre la mia immaginazione. Sono felice per loro, ricorderanno per sempre di avere battuto Ronaldo».

Pippo Inzaghi: «Agnelli è venuto a complimentarsi con me negli spogliatoi, dopo la partita»

Il Corriere della Sera intervista l’allenatore del Benevento, Filippo Inzaghi, reduce dalla vittoria sulla Juventus di Pirlo allo Stadium. Racconta l’impresa.

«La mente nel calcio conta tanto, ho lavorato su quella. Pensavo di mostrare le immagini di qualche grande partita giocata all’andata, poi me le sono tenute da parte per la prossima volta».

Un risultato che neanche lui si immaginava, però.

«Sia chiaro, avrei firmato per il pareggio: i giocatori sono andati oltre la mia immaginazione. Sono felice soprattutto per loro, ricorderanno per sempre di avere battuto Ronaldo».

In tanti gli hanno inviato messaggi, dopo la partita.

«Centinaia. Sto rispondendo a tutti, me ne restano una cinquantina».

Tra i tanti ad essersi complimentati con lui, è stato proprio il presidente della Juve, Andrea Agnelli. Inzaghi racconta:

«È venuto negli spogliatoi dopo la partita, mi hanno chiamato mentre ero sotto la doccia. Voleva salutarmi e complimentarsi, lo conosco da una vita ma mi metto nei suoi panni, dopo avere perso con il Benevento magari hai voglia di andartene subito dallo stadio, di chiuderti da qualche parte. È stato un gran signore».

Inzaghi commenta anche l’esclusione delle squadre italiane dalle coppe europee. Contano molto i soldi, ma non solo.

«Un tempo avevamo i soldi per acquistare i calciatori migliori; adesso le risorse le hanno gli altri. All’estero sono più forti perché sono più ricchi, ma siamo stati anche sfortunati: la Juve con il Porto meritava di passare. Qualcosa di importante possiamo farla per migliorare. Torniamo a investire sui giovani, diamo loro fiducia. Ma bisogna lavorare in modo differente nei vivai. I settori giovanili devono curare di più la tecnica in velocità e meno la tattica. E poi bisogna trattare in modo diverso gli allenatori dei ragazzi. A loro farei contratti di cinque anni in modo che possano lavorare con serenità, pensando solo alla crescita dei giovani. Se tu pensi di avere un bravo educatore, consentigli di migliorare i tuoi talenti. Invece un tecnico viene giudicato dai risultati in un campionato Giovanissimi e se va male, lo mandano via. Così diventa impossibile».

 

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