La Hunziker racconta al Corsera che si è sentita molto colpita dal gossip “pesante e feroce” che ha subito all’inizio della sua carriera
Da questa sera Michelle Hunziker torna su Canale 5 a condurre “Striscia la notizia” e racconta al Corriere della Sera il suo percorso di consapevolezza fatto attraverso l’analisi.
All’inizio della sua carriere era lo stereotipo della bellezza bionda, una cosa che le è pesata molto
«Oggi si parla di body positive, di bullismo, di discriminazione fisica. Ma discriminazione fisica è sia quando sei ritenuto troppo bruttino per certi mestieri, sia quando sei troppo bellino per essere considerato intelligente. Io negli anni 90 corrispondevo Io negli anni 90 corrispondevo al cliché, ho dovuto lottare per far capire che volevo essere altro oltre a una bella forma. Sapevo che piaceva che io fossi sexy, ma cercavo sempre di pormi anche in una chiave ironica e autoironica. Il mio obiettivo era non essere una rivale a casa, ma far sentire al pubblico il mio disagio perché non era quella la mia natura: non volevo essere etichettata come una ragazza sexy e basta. Oggi la tv ha fatto un grande lavoro, ci sono tante conduttrici di successo, più donne che uomini».
La Hunziker si è sentita molto colpita dal gossip “pesante e feroce” che ha subito all’inizio della sua carriera
« Non ero abituata, la vivevo malissimo, mi chiudevo in casa, mi chiedevo se avessero ragione quelli che dicevano che ero una iena ridens. In prima pagina su un giornale titolarono che ero posseduta da Satana, fu la cosa che mi ferì di più, essere trattata come un’indemoniata ai tempi delle streghe medioevali»
Oggi il suo modo di percepire le cose è cambiato grazie ad un grande lavoro su se stessa
«Ho capito che quando il mio cervello elimina certi dolori non significa che non esistano: in realtà lavorano dentro di te, in passato mi hanno creato grossi disagi, anche fisici. Tirare fuori la sofferenza mi è servito a elaborarla, perché le amnesie selettive sono una forma di protezione, ma essere sempre accomodante alla lunga ti fa macerare. E ti ammali, come succede a molti “buoni” che si tengono tutto dentro per il bene degli altri, perché hanno paura di chiedere aiuto. I traumi vanno elaborati, farsi aiutare aiuta te e chi ti sta accanto».