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Il prossimo allenatore ci chiarirà le ambizioni del Napoli

Il Napoli di Gattuso si è ripreso dopo un inverno disgraziato. La vittoria sulla Juve completerebbe il nostro triplete (dopo Milan e Roma)

Il prossimo allenatore ci chiarirà le ambizioni del Napoli
foto Hermann

E mo’ come la mettiamo? Gattuso, secondo il bailamme del calcio parlato, doveva essere licenziato con procedura d’urgenza, poi le due sfavillanti vittorie con Milan e Roma (la terza va ancora giocata con la Juve, per completare il triplete napoletano). Il dubbio: tenere Ringhio, che nel finale di campionato ha dimostrato di saper mettere in campo la sua argenteria o risolvere il contratto che lo lega a De Laurentiis causa le insoddisfazioni di un inverno disgraziato (con virus, infortuni e assenze come per tutti).

La calabresità

Calabresità, come Gattuso stesso ama ripetere con orgoglio, e dignità per le offese personali ricevute non lo faranno demordere. Abbandonerà il Napoli (in Champions se la rimonta funzionerà) e, come i bene (o male) informati dicono, la sua decisione sarà irrevocabile. Se anche DeLa gli volesse rinnovare il contratto (ipotesi remota, ma non ancora cancellata) lui non accetterebbe. Vero o falso? Vero per il momento, compresa la calabresità. Poi chissà.

Il futuro allenatore? Un rebus

Il punto cruciale è non sbagliare la scelta dell’allenatore, che in genere è tutto un programma. Due sono le cose, annaspando con la logica (inutile la giostra delle indiscrezioni, che in genere sono palle). Un allenatore giovane e bravo (alla De Zerbi per capirci con un esempio) implica un adattamento della rosa, un mercato dispendioso quanto basta, un’avventura comune. Un allenatore King non viene al Napoli senza un programma ambizioso da subito e la quasi garanzia che si lotta per i primi tre posti nel campionato e per partite europee degne di una grande squadra. L’allenatore sarà l’espressione del programma tecnico della società e delle sue ambizioni. Ma i soldi ci sono per questa seconda ipotesi? E per la prima, valeva la pena di terremotare l’assetto attuale della squadra, visto che, col rientro dei titolari, il Napoli sembra avere finalmente un gioco? E rimpianti in quantità industriale?

Calcio champagne, ma solo per un tempo

Contro la Roma si è giocato da grande squadra (un po’ tardi).  Vale la pena notare, nel mare stordente di elogi, che il Napoli non è diventato all’improvviso il Real Madrid. Nel secondo tempo ha ripetuto con i giallorossi il secondo tempo disputato col Milan. Si è assicurato il vantaggio attraverso un primo tempo strepitoso, poi ha lasciato totalmente, se pur con ordine, l’iniziativa agli avversari. Ce l’ha fatta a mantenere la sua rete inviolata, ma una fase difensiva che duri tutto un tempo, senza azioni di rilancio, è rischiosa. Manca la variazione di ritmo, tra verticalizzazione e palleggio dissuasivo. Con un bisticcio di parole si potrebbe dire l’uno e l’altro (difesa e rilancio), non l’uno o l’altro.

Ma ora siamo all’ultimo miglio di campionato. Spettacolo anche per i sanniti. C’è un nuovo El Tanque, carro armato di sfondamento. Il Napoli lo cerca da una vita. Il Benevento l’ha preso.

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