«Facile insultare una donna. Gli stereotipi sulla differenza con l’uomo si buttano giù con la cultura» 

Elisa Longo Borghini alla Gazzetta: «Che tristezza. Non riusciamo a immaginare un modello diverso: la cura dei bambini e degli anziani è sempre lasciata alle donne. L'anoressia? Esiste in molti sport»

elisa longo borghini

La Gazzetta dello Sport intervista Elisa Longo Borghini, la numero uno del ciclismo italiano. Domenica correrà il Trofeo Binda a Cittiglio, mentre il 26 partirà con la Trek per il Nord.

Le chiedono se ha mai pensato che, se fosse nata maschio, sarebbe ricca.

«Mai. Vado in bici perché mi piace, se lo facessi per soldi non farei i risultati. I miei colleghi fanno una vita dura, tanta fatica e tanti sacrifici, ma anche noi. Sarebbe ora di chiudere questa forbice, di avvicinare un po’ i nostri salari ai loro. Non guadagneremo mai come gli uomini, ma non è giusto che la differenza sia di uno a venti».

Dovrebbe essere normale vedere donne nei posti di comando, anche come Presidente del Consiglio, dice.

«Il punto non è essere donna o uomo, ma essere o no all’altezza di un determinato compito».

Ci vuole una rivoluzione culturale.

«Tutto parte dai bambini. Gli stereotipi si buttano giù con la cultura e l’educazione. Io sono cresciuta con due genitori che mi hanno lasciata libera. Mio padre ha sempre detto: certo, lo puoi fare, puoi fare tutto».

Non serve diventare come maschi per avere diritti.

«Siamo diverse, non dobbiamo snaturarci».

Il ciclismo è «considerato uno sport da uomini». Anche sua madre non era vista bene quando correva con i pantaloni corti, racconta.

«E’ più facile insultare una donna, pensano che se è sola non reagirà».

E ancora sul mondo maschilista.

«Che tristezza. Non riusciamo a immaginare un modello diverso: la cura dei bambini e degli anziani è sempre lasciata alle donne».

Sul perché di tanti femminicidi in Italia:

«Forse perché se per tanto tempo hai considerato qualcuno come una cosa di tua proprietà ti risulta difficile vederlo come una persona che pensa e decide per se stessa».

Elisa definisce i manager belgi del #Metoo «vermi schifosi». E sull’anoressia come problema di tutto il ciclismo, come denunciato dalla Van Vleuten:

«Condivido. E aggiungo che è un problema che esiste in tanti sport, e non va sottovalutato».

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