Su Repubblica: “Il progetto industriale si è come separato da quello sportivo. Si sono vinti ancora molti scudetti, ma sul mercato si è sbagliato tanto. Le plusvalenze da sole non fanno vincere le partite”
Su Repubblica, Maurizio Crosetti si interroga sul progetto del Juventus. Qual è esattamente? Si chiede. Che qualcuno ce lo spieghi, scrive.
“Sarebbe interessante capire cosa sia davvero questo progetto. Qualcuno ce lo spieghi con la semplicità che il calcio richiede: lo abbiamo fatto diventare complicato perché fa figo, ma il calcio sotto sotto è un mistero semplice”.
Crosetti elenca le domande a cui la Juventus dovrebbe rispondere. Riguardano l’idea di squadra che la animerà in futuro, chi la allenerà, quale sarà il modulo scelto, ma anche attorno a quali giocatori verrà costruito il futuro. C’è poi il problema Ronaldo: “sarà ancora il totem? Anzi, resterà?”. La difesa sarà a 3 o a 4? E quali saranno le punte titolari, e quale il secondo centravanti, e quali centrali di difesa resteranno? E il centrocampo?
Da tempo, scrive, “la Juventus è un esempio di visione aziendale”, ma dopo il primo Ronaldo
“il progetto industriale si è come separato da quello sportivo. Si sono vinti ancora scudetti, molti, anzi tutti, però sul mercato si è sbagliato tanto. Le plusvalenze possono essere utili al bilancio, così come i parametri zero, ma da sole non fanno vincere le partite. La Juve vuole essere un’idea più italiana o più straniera? Punterà sui giovani o assemblerà calciatori fatti e finiti?”.
Le risposte a queste domande sono necessarie, conclude.
“La Juve deve ritrovare il filo del discorso, deve essere più chiara e netta, più semplice. Il progetto ha bisogno dell’abicì”.