Lontani anni luce dai giornali italiani. “Il governo ci dice che senza calcio in tv saremmo alla disperazione. E allora facciamoli santi i calciatori”

Il Liverpool, il grande Liverpool di Klopp, ha perso dal Southampton. E questa notizia sul Telegraph la trovate a pagina 4 dell’inserto sportivo. Pagina 4. Perché le prime tre, copertina compresa, sono occupate da un’altra cosa: perché se l’Inghilterra va in lockdown totale, con la gente chiusa in casa, persino le scuole chiuse (all’estero quando chiudono le scuole vuol dire che proprio sono alla disperazione), lo sport d’elite è l’unica cosa che resta in piedi?
I titoloni della polemica sociale – che ripetiamo: relega in secondo piano la grande notizia sportiva, su un giornale di sport – sono due:
“Rabbia per la nuova chiusura dello sport” e “Il Governo avverte che le nuove restrizioni saranno disastrose per i bambini”.
Siamo lontani anni luce dai giornali italiani per cui il calcio professionistico è il Vangelo.
In Inghilterra hanno questo vizio di considerare sport anche – e, in questo caso, soprattutto – lo sport di base. Per cui se per due pagine il Telegraph descrive punto per punto il dramma di tutte le attività sportive che chiuderanno lasciando i ragazzini a ingrassare a casa e le società a fallire, alla terza c’è un editoriale a firma Oliver Brown che affronta il punto:
“Il governo sembra aver calcolato che un pubblico stanco della pandemia, a cui è negato il cielo primaverile color cobalto che rendeva il primo confinamento di massa vagamente tollerabile, senza sport in tv sarebbe precipitato nella disperazione“.
“In un momento in cui le scuole vengono chiuse di nuovo, quando i covoni di paglia rotolano nei teatri, quando il turismo è quasi evaporato, lo sport d’élite viene risparmiato per il bene nazionale. Per conservare questo privilegio, però, sarà necessario accettare un contratto solenne: se guardare lo sport in tv deve essere la salvezza del Paese nelle desolate settimane che ci attendono, gli atleti coinvolti devono comportarsi come santi“.
“È un limite che i giocatori della Premier League non sono riusciti a superare negli ultimi giorni, poiché il catalogo di violazioni delle restrizioni si allunga”. E “questo spensierato disprezzo per il protocollo non può durare. I giocatori sono ancora liberi di muoversi, mentre la gente normale non può avventurarsi oltre la porta di casa”.
Insomma, sono dei privilegiati e non se ne fregano. Anzi.
“Con un’altra trasgressione di alto profilo, un’altra frivola baldoria catturata sui social media, è probabile che l’intera faccenda di andare avanti nonostante tutto si sgretoli”.