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Il Guardian: «Pelé è un rivoluzionario. Maradona era un genio, ma diceva anche un sacco di stronzate…»

“Pelé non si drogava, non imbrogliava, non sparava alle persone o frequentava assassini. Pelé è un fiore di campo, Messi un fiore di serra”

Il Guardian: «Pelé è un rivoluzionario. Maradona era un genio, ma diceva anche un sacco di stronzate…»

Quando Messi ha battuto il record di gol con una stessa maglia di Pelé, il Santos s’è affrettato a rifare i conti e ad aggiornare le statistiche per rimetterlo in cima. In questa guerra contabile si legge “il timore che Pelé venga indebitamente declassato, che debba intromettersi una dinamica di ‘guerra culturale’ e che qualcosa di prezioso si perda in questo processo”.

Per il Guardian, la battaglia dei paragoni tra i grandi miti del pallone riguarda ovviamente anche Maradona. Barney Ronay scrive che “c’è stato un tremito, quando Diego Maradona è morto a novembre. Come se due cose non possano essere entrambe buone. Perché amavamo Maradona per il suo cuore ribelle, e questo comportasse qualche sbavatura riflessa su Pelé, una figura sconnessa ma il punto di confronto più conveniente nel gioco della moralità a somma zero”.

Anzi Pelé ha sempre rappresentato un facile bersaglio per il suo essere “personaggio aziendale”, alleato della Fifa. “Maradona ha ha spesso preso in giro Pelé come l’uomo a servizio del potere, e accusandolo di non glorificare il calcio. Pur con tutta la sua genialità, è anche doveroso ricordare che Maradona diceva anche un sacco di stronzate. Pelé non si drogava, non imbrogliava, non sparava alle persone o frequentava assassini”.

“Deridere il record di Pelé, suggerendo che il suo successo sia stato una sorta di cospirazione boomer è una versione più divertente dello stesso concetto. Ma ci sono un paio di cose che meritano di essere dette. In primo luogo Pelé è un fiore di campo, una figura veramente rivoluzionaria. I confronti di solito sono inutili, ma possono anche essere interessanti. Messo accanto a Pelé, Messi e la sua generazione sono fiori di serra, cresciuti in un mondo in cui ogni cosa, ogni momento è gestito e regolato”.

“Lionel Messi è un talento soprannaturale pienamente realizzato. È un vero genio sportivo. Ma resta il fatto, non c’è mai stato momento migliore per essere un genio nel calcio. Le condizioni sono perfette, la temperatura giusta. Messi era, per molti versi, inevitabile. Mentre Pelé non doveva esistere. E’ cresciuto quando ancora il calcio brasiliano aveva problemi col colore della pelle. Ha giocato a piedi nudi. Ha lavorato come lustrascarpe e venditore di noccioline rubate. Con nient’altro che il talento a guidarlo, il ragazzo del Minas Gerais è diventato la prima superstar sportiva mondiale nera, e una fonte di autentico entusiasmo e ispirazione. Pelé ha vinto il Mondiale a 17 anni, muovendosi come uno del futuro, vedendo cose diverse, respirando un’aria diversa”.

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