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“Maradona in Messico ha vissuto un remake spettrale della sua vita precedente”

Il documentarista Angus MacQueen ha raccontato sul Guardian l’esperienza a Sinaloa di Maradona: “Spesso sembrava profondamente solo”

“Maradona in Messico ha vissuto un remake spettrale della sua vita precedente”

Nove mesi accanto a Diego Armando Maradona, tra il 2018 e il 2019, per girare spezzoni della sua vita privata e professionale. Il documentarista Angus MacQueen, che ha realizzato la docuserie “Maradona in Messico” per Netflix, ha raccontato per il Guardian alcuni momenti di quel periodo.

A Culiacàn, una provincia del Messico, uno dei personaggi più famosi al mondo stava interpretando un remake spettrale delle trame della sua vita precedente: il calcio con trionfi improbabili e fallimenti drammatici; le dipendenze, ormai solo da alcol e non da droga, fatta eccezione per la montagna di antidolorifici e pastiglie per aiutarlo ad alzarsi la mattina; infine i traumi familiari.

Anche i messicani lo adoravano, come il maestoso calciatore che aveva dominato i Mondiali giocati lì, ma erano capaci di inondarlo di insulti. In mezzo a tutto il chiasso, anche quando era con gli amici, spesso sembrava profondamente solo.

Il modo in cui trattava la sua famiglia poteva essere oltraggioso, eppure in fondo si percepiva un’anima generosa, che voleva dare a chi gli stava intorno. Ci disse: “Non sono perfetto. A volte mi trovo di fronte a cose che non capisco. Ma nel calcio non ho paura di niente”. C’è un’immagine che non mi lascerà mai di lui che gioca con suo figlio sotto gli irrigatori. Gioia pura, incontaminata, infantile.

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