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Maradona e quel gol di testa in tuffo alla Sampdoria, sembrasti uscito dall’erba

Altre e numerose meraviglie hai fatto sul prato di Fuorigrotta. Scrisse il Sunday Mirrori: “Si muove sul campo con l’eleganza di Fred Astaire”

Maradona e quel gol di testa in tuffo alla Sampdoria, sembrasti uscito dall’erba
Il gol di Maradona di testa rasoterra alla Sampdoria

Altre e numerose meraviglie avevi fatto sul prato di Fuorigrotta, nella cornice del pubblico devoto, nelle domeniche sonore, le giocate più incantevoli che avessimo mai visto. Una stella filante, su punizione, nella porta dello juventino Tacconi trasformandolo in una statua di sale. Un pallonetto a tu per tu col portiere milanista Giovannino Galli. Da sotto le tribune, e da 50 metri, il lungo coriandolo che andò ad adagiarsi nella porta del laziale Orsi. Dall’altra parte, dal lato dei distinti e davanti alla curva B, quasi vicino alla bandierina del corner, la traiettoria spaziale di un lungo pallone che si infilò nell’angolo opposto della porta dell’udinese Brini. Il gran gol in corsa all’Olimpico contro il romanista Tancredi. La rovesciata da terra a Pescara col pallone impossibile spedito nella rete abruzzese. Il gol di destro, di destro!, dopo un magico dribbling, nella porta del Cesena al “San Paolo”.

E la manina segreta e il segreto della manina. La mano de Dios. Mezza difesa del Brescia giocata in venti metri e gol simil-mondiale (come all’Inghilterra e al Belgio). La palla che facesti danzare, in un dribbling aereo, fra tre scafati difensori del Milan mettendola in porta all’ultimo sospiro, da posizione proibita a tutti ma non al tuo magico sinistro, quasi dalla linea di fondo.

La collana delle meraviglie. Il gol fatto al sampdoriano Bistazzoni sul cross basso del perticone Renica, una palla persa per chiunque, a pelo d’erba, che nessuno avrebbe saputo utilizzare e tu, Dieguito, facesti la cosa più stupefacente. In tuffo, quasi nascondendoti nell’erba, colpisti di testa, la testa quasi nel terreno, contorcendoti lateralmente rispetto alla linea di porta. Il portiere era avanzato sicuro di allontanare con un piede la minaccia. Anticipato e beffato. La foto di quel gol ti immortala rannicchiato sull’erba, le mani poggiate sul terreno, le gambe un po’ per aria e Bistazzoni in un buffo passo di danza incontro alla beffa. E quello fu il tuo duecentesimo gol fra Argentina, Spagna e Italia. Il più incredibile.

Erano le domeniche in cui i vecchi tifosi del Napoli che non c’erano più, il Trombettiere e ‘O ricciulillo, stavano a guardare dalle nuvole bianche nel cielo azzurro e chiedevano a san Pietro di lasciarli tornare al mondo, nello stadio delle meraviglie. Rifacendo il verso ai due professori di concertino della celebre canzone di E. A. Mario, cercavano di intenerire il santo cantando: “Pusilleco, Scudetto e Marechiaro, ‘o paraviso nuosto è chillu llà”.

Gli astrologhi dissero che eri nato sotto il segno misterioso e affascinante dello Scorpione che era il segno di Gigi Riva e Sandro Mazzola, ma anche di Indira Gandhi e Marie Curie, del generale Rommel e di Alain Delon. Facezie. Peter Green del “Sunday Mirror” scrisse: “Maradona si muove sul campo con l’eleganza di Fred Astaire”. Non esagerò “El Grafico”di Buenos Aires quando scrisse: “Hoy en el mundo entero, Maradona es el fùtbol mismo”. Mimì Rea raccontò: “La faccia di Maradona da pianeta della miseria ha conquistato i napoletani prima del suo colpo di tacco. Questo è un virtuosismo, quella è una storia che i napoletani conoscono benissimo. Diego ha una faccia sulla quale si legge un benessere recente, di recente si è rassodata, i capelli sono da poco cresciuti alla moda, ma è una faccia sulla quale le ombre, le rabbie, le privazioni di un passato povero palpitano ancora sotto tutti quei riccioli neri”.

( 7 – continua)

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