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Maldini: “Pioli? Pensavo fosse debole con i giocatori, invece a volte dobbiamo dargli noi lo zuccherino” 

A Dazn: “La mia figura è legata a un Milan vincente. Il Milan che non entra in Champions da anni non si può sentire”

Maldini: “Pioli? Pensavo fosse debole con i giocatori, invece a volte dobbiamo dargli noi lo zuccherino” 

Il direttore tecnico del Milan, Paolo Maldini, ha rilasciato una lunga intervista a Dazn.

Mi sono preparato facendo nove anni lontano. Ho cercato di riprendere in mano la mia vita, prendendo in mano le cose che avevo ‘tralasciato’ come la famiglia e gli amici. Mi sono goduto questi anni come un ritorno alla normalità, staccandomi dalla realtà quotidiana del calcio, ma seguendo naturalmente le partite, il Milan e la Champions League. Al momento di rientrare non ero prontissimo, è stata una cosa improvvisa. Ero a Miami, mi chiamò Leonardo dicendo che da lì a dieci giorni sarei dovuto essere da lui, mi voleva. Nel recente passato c’è stata l’ipotesi di rientrare anche con Fassone e Mirabelli, ma non ci siamo trovati d’accordo su determinate cose. C’era stata la possibilità di rientrare anche con Barbara Berlusconi, ma successero varie cose. La mia scelta è stata legata ai colori rossoneri”.

Sul ruolo dell’allenatore e sulla sua partecipazione al mercato.

“L’allenatore ha un ruolo importante, ha un’idea di gioco. Vede la squadra che ha e le sue necessità, a un allenatore chiediamo di darci dei profili. I nomi li deve scegliere il club, ma non devono essere avversi all’idea dell’allenatore. Il club deve incidere a livello economico, dell’età del giocatore e della visione che vada al di là del singolo anno. L’allenatore deve dare un profilo, poi è responsabilità del club scegliere i giocatori giusti”.

Su Pioli:

E’ molto bravo nel trasmettere i suoi pensieri e lo fa con molto vigore. Da una persona così pacata e onesta non te lo aspetti, vedendo la sua carriera non sempre ha confermato quanto fatto vedere all’inizio. Ho detto ‘magari è un po’ debole con i giocatori’, invece è il contrario. A volte dobbiamo fermarlo noi, dargli lo zuccherino”.

Maldini ha descritto il suo impegno con la squadra.

“Dipende dal periodo. Nel periodo del mercato è difficile vedere gli allenamenti della squadra. In genere, sia io che Massara andiamo 3-4 volte a vedere gli allenamenti, mentre con il mister parliamo quotidianamente. A livello tattico ci confrontiamo, è normale. Ci sono aspetti che riesci a vedere solo se sei lì, piccole cose. Con i calciatori ci sono situazioni e situazioni: se un giocatore sta giocando male e devi dirglielo, usi comprensione e cerchi di aiutarlo, se si sta comportando male a livello di disciplina devi essere più duro. Cerco di avere un dialogo con tutti”.

“Era già un’idea del gennaio precedente, con Leonardo, prima di andare su Piatek. Avevamo parlato con lui, con Mino e lui aveva dato la parola ai Galaxy che se avessero raggiunto un certo risultato sportivo ed economico sarebbe rimasto. Lui ci ha detto “mi spiace, ne riparliamo”, lasciando la porta aperta. Secondo noi era l’uomo giusto per fare quel giusto mix di gioventù ed esperienza. Era un rischio, ne eravamo sicurissimi. Veniva da due anni di MLS, che con tutto il rispetto è una cosa diversa. Ma lui stesso, proposti i 18 mesi, voleva 6 mesi perché non sapeva cosa poteva darci. Lo giudichiamo per quello che fa in campo, ma per fare quelle cose devi essere campione anche fuori. Rompe le scatole in una maniera impressionante, c’era un gruppo già competitivo ma porsi dei traguardi che sono magari al di sopra delle tue possibilità è alzare il livello. Quando Ibra dice ‘voi siete giovani le responsabilità me le prendo io’, ha senso”.

Sul mercato:

“La mia figura è legata a un Milan vincente, io non devo pensare solo a salvaguardare i conti, i tifosi si aspettano tanto da me. E’ lì che a volte spingo con la proprietà: a volte i risultati hanno dato ragione a noi, a volte a loro. In questo momento c’è un’idea comune, che aiuta il progetto. Il Milan che non entra in Champions da anni non si può sentire, due anni fa abbiamo intrapreso un percorso che ci porti non solo a entrare in Champions League, ma ad esserci stabilmente. Il FFP ha allargato la forbice con i grandi club. Non ti permette di investire quello che tu vorresti, è anche un freno. Però credo che sia la strada giusta: noi siamo partiti con un’idea che un giorno potrà diventare auto-sostenibile. In questo momento questo ha ancora più valore”.

 

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