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Porte chiuse e senza dirette tv: per guardare la Premier i tifosi avranno solo lo streaming pezzotto

The Athletic ricostruisce l’impreparazione del calcio inglese. A meno di una settimana dal via, manca ancora un accordo

Porte chiuse e senza dirette tv: per guardare la Premier i tifosi avranno solo lo streaming pezzotto

Lo spettacolo della Premier League rischia di non essere visibile agli stessi inglesi, dal momento che manca ancora un accordo sui diritti televisivi della lega più seguita al mondo. In una lunga inchiesta, The Athletic ricostruisce le varie tappe che hanno condotto ad una situazione sempre più critica, visto l’inizio imminente del campionato.

La Premier non è mai stata interamente visibile in tv. Non è come in Italia. Il sabato alle 15 ha sempre dominato la tradizione di andare allo stadio. Adesso, però, è diverso visto che le porte saranno a porte chiuse.

I tifosi stanno facendo pressione affinché possano seguire la propria squadra in streaming, senza pretendere l’apertura a tutti che c’era stata per il finale di stagione post lockdown. Ma la prima misura presa non è bastata: le tre emittenti principali  potranno trasmettere 20 partite in più dal momento che il calendario prevede due weekend in meno rispetto al solito, passando da 200 a 220 su 380.

Nessun riferimento alle altre 160 partite, il 42% del totale che non è stato preso da Sky, BT o Amazon, partite a cui nessun tifoso potrà assistere fino ad ottobre come minimo, e dopo solo in numero ridotto finché non sarà disponibile una cura al coronavirus.

L’associazione dei tifosi inglesi, attraverso il deputato Ian Mearns, ha preso una posizione ufficiale, lanciando la campagna #LetUsWatch. Mearns ha scritto a Richard Masters, l’amministratore delegato della Premier League.

Con il distanziamento sociale destinato a rimanere in vigore, sono estremamente deluso nell’apprendere che le modalità di trasmissione sembrano destinate a tornare alla normalità per la prossima stagione. Così gli unici paesi in cui non puoi vedere la tua squadra sono la Corea del Nord, l’Arabia Saudita e il Regno Unito. Ascoltate i tifosi, rivedete le vostre posizioni e avanzate nuove proposte.

Ciò significa che molti tifosi non potranno vedere le partite perché hanno perso la lotteria per un posto allo stadio a capienza ridotta, perché sono più vulnerabili al virus o semplicemente perché la loro partita non è stata selezionata da una delle emittenti. La richiesta minima è che gli abbonati possano avere accesso allo streaming di tutte le partite alle quali non potranno assistere, ma è una misura che comunque lascerebbe scontenta la maggior parte degli appassionati.

La Premier League non può accendere e spegnere la passione dei tifosi a proprio piacimento. Tempi straordinari richiedono misure straordinarie e vanno trovate rapidamente” ha spiegato un portavoce della FSA, l’associazione dei tifosi. Ma è stato ancora più duro un dirigente di uno dei club, raggiunto da The Athletic.

Come abbiamo fatto a non risolvere prima questo problema? Che razza di modo è questo di trattare i nostri tifosi? È imbarazzante per tutto il movimento e c’è voluto che il problema fosse sollevato da persone normali.

Una soluzione potrebbe essere rappresentata dalla EFL l’associazione dei club inglesi che già nel 2017 aveva lanciato un proprio servizio di streaming, iFollow, che inizialmente era stato studiato per i tifosi all’estero e che poi ha permesso di guardare le gare non coperte dalle emittenti dietro il pagamento di un pass. Diversi club hanno rinunciato a questa opzione per lanciare una propria offerta, ma i principi sono gli stessi. L’accessibilità di questo servizio è materia di dibattito: qualcuno suggerisce che debba essere garantito soltanto finché si giocherà a porte chiuse.

In generale, The Athletic sottolinea che è una situazione che mette gli utenti nella condizione di avvalersi di metodi illegali per vedere le partite. Inoltre, i club non fanno un fronte comune: ad esempio, il Tottenham spinge per fare un test con la capienza a metà, nemmeno il 30%, e non si cura minimamente della questione televisiva. Altri invece preferiscono mettersi in proprio attraverso un canale. Ma nel frattempo il tempo per prendere una decisione è sempre meno.

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