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Il mercato ci sta regalando Koulibaly, ma il Napoli è troppo depresso per accorgersene

Da oggetto del desiderio a una sorta di “pacco di lusso”. Pare che nessuno lo voglia, invendibile ai prezzi di De Laurentiis. Ma per Gattuso e i tifosi è manna dal cielo

Il mercato ci sta regalando Koulibaly, ma il Napoli è troppo depresso per accorgersene
Hermann / KontroLab

Una o due notizie al giorno, Koulibaly in pillole: il City non arriva a 55 milioni, nel contempo ne offre – a sfregio – 89 più bonus per Gimenez; l’ultimatum inglese è scaduto; “la trattativa non decolla”; lui “vuole andare via”; ma anche no, “non vuole andare via”. In mezzo alla rassegna stampa dedicata al difensore ci finisce di tutto, pure un coinvolgimento poi smentito nel commercio fraudolento di patenti nautiche. Ma c’è un filo conduttore: tocca tenercelo. Il messaggio sta passando piano piano, sotto pelle, a lento rilascio come le ipnosi alle galline di Giucas Casella. Koulibaly, l’uomo da 100 milioni di euro che il mondo ci invidia(va), resta a Napoli da sopportato. Da pacco di lusso. Dato per scontato, ma mai in saldi.

Appena un anno fa l’eventualità della sua cessione l’avevamo elaborata come inevitabile, e anche irreparabile. Ma era un mondo migliore: figurarsi che a Napoli girava la parola “scudetto” con un’impudenza oggi improponibile. La matematica era un’opinione comune (un campione + un campione = due campioni), per cui se a Koulibaly aggiungevi Manolas ti ritrovavi una difesa impenetrabile. Lui, il senegalese, ne era la punta diamante, inscalfibile come la stessa sostanza sua e dei sogni dei tifosi.

Un anno dopo ci ritroviamo Koulibaly in campo e quasi ce ne dogliamo. Ma è un riflesso condizionato. La svalutazione dovuta ad un’annata di disastri inediti – dall’autogol allo Stadium dopo la rimonta da 3-0 a 3-3 in casa della Juventus alla prestazione angosciante del Camp Nou passando per una sequela di lisci, svarioni, infortuni  – è rimasta un’impronta nell’anima, uno shock. Caduto l’alibi della mancata preparazione estiva dovuta alla Coppa d’Africa, e dell’addio della spalla pensante Albiol, Koulibaly è rimasto silenziosamente da solo. Con quel cartellino – 90 milioni, “uanema do priatorio!” – appeso al destino. Una dannazione, quasi.

Ma mai come ora, mentre il mercato del Napoli s’è ingolfato sulle vendite (eppure i dati dicono che in realtà il Napoli vende benissimo), è palese la distanza tra gli interessi del club e quelli dei tifosi. I quali hanno sì, col tempo, alimentato la perversione dell’attaccamento al bilancio ma restano ontologicamente tifosi: interessa il campo, la vittoria, magari il gioco, “la maglia” come dicono loro. E un Koulibaly è meglio ri-trovarlo che perderlo, fino a prova contraria.

De Laurentiis s’è scocciato. L’ha messa giù proprio in questi termini:

“Ormai ho deciso una cosa: d’ora in poi quando ci saranno offerte importanti, cederemo tutti anche se stanno con noi da solo un anno. Quando mi hanno offerto 110 milioni per Koulibaly, sono stato scorretto verso i miei tifosi a non cederlo”. 

L’inversione della logica presuppone ora che l’addio a quello che è stato fino all’anno scorso uno dei migliori difensori del mondo (per altrui acclamazione) andrebbe assorbito come una forma di “correttezza” nei confronti del tifoso. Il quale nel frattempo s’è spento, travolto dagli eventi, accetta più o meno tutto: un anno fa bruciava sui social le griglie della Gazzetta che s’ostinavano a piazzarci in seconda fila nella gara scudetto, e adesso abbraccia con garbo l’idea che tutto sommato il quarto posto andrebbe di lusso.

Eppure – stress pandemico a parte – il fermo più o meno forzato di Koulibaly dovrebbe significare proprio l’opposto. L’abbiamo già scritto: l’evidente ritrosia del mercato ad accogliere le richieste di De Laurentiis sta lasciando in dote a Gattuso una rosa profonda e completa come probabilmente mai si è vista in questa presidenza. Poi, è chiaro, va usata a modo.

Se Koulibaly resta, e la suddetta rassegna stampa non dice altro da settimane ormai, forse sarebbe il caso di rallegrarcene. La pandemia ce lo porta in regalo, e basta ravanare nella bocca del caval donato (che schifo, tra l’altro). E’ come se non riuscissimo a resistere alla mestizia – altrimenti detta sobrietà, per non deprimerci troppo – del nuovo corso. Nel quale il Napoli investe 50 milioni al netto delle plusvalenze su un attaccante giovane e ragiona sulla permanenza di Koulibaly come fosse un “rischio”, un’eventualità da accettare facendosi la croce. Ribadiamo, sperando che il ripetersi richiami al lettore l’euforia di un anno fa appena: Koulibaly. Non – con tutto il rispetto – Luperto. Facciamo sto sforzo.

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