Il commento di Sconcerti sul CorSera. L’eliminazione della Juve è una sconfitta di tutti. Con una squadra di solisti era inutile chiamare Sarri. La sua storia è finita. E’ stato sempre a metà tra il proprio destino e quello della Juve”

Sul Corriere della Sera Mario Sconcerti commenta l’eliminazione della Juventus dalla Champions, dopo il pareggio di ieri contro il Lione. Una sconfitta sonora, visto che è maturata “contro la squadra settima nel campionato francese e ferma dall’inizio del virus nel marzo scorso”.
Sconcerti scrive che si tratta di una sconfitta di tutti. Di Sarri e della “sua idea di calcio”, ma anche del “mercato confuso di Paratici” e della gestione societaria, perché la Juve è “arrivata carica di debiti a questa nuova sconfitta europea”. Una sconfitta anche del calcio italiano,
“inadeguato ormai da anni ad uscire dai propri confini. Sempre sorpreso dalla velocità degli avversari, dal fisico e ormai perfino dagli arbitraggi”.
E’ escluso che Sarri possa essere confermato in panchina.
“È stato inadeguato e debole fin da quando andò più di un anno fa a chiedere a Ronaldo nel suo yacht se poteva giocare centravanti. Ronaldo disse giustamente no e lì cominciò la costruzione impossibile della Juve attuale. La mia opinione è che Sarri sia più vittima che colpevole. Con una squadra di solisti era inutile chiamarlo. La Juve non ha mai costruito questa squadra, ha pagato molto chi gli costava zero”.
E’ la grande rivincita di Allegri nei confronti della società ed il tempo di capire Sarri.
“È anche il tempo di capire Sarri. Non è la Juve il suo linguaggio. Sarri è profondamente religioso come tutti i razionalisti estremi. Mentre la Juve va dov’è il peccato di dover vincere. Sono errori ciclici che la Juve commette nel cercare di rifarsi il trucco da padrona. Dimostrare che non è solo la più potente ma anche la più bella. Mentre vincere contempla sempre un po’ di sporco da cui non puoi distoglierti”.
Ora la Juve intera sarà messa in discussione, ma di certo l’era Sarri è finita.
“Ma è certamente finita la storia di Sarri. È stata una figura lontana, sempre a metà tra il proprio destino e quello della Juve. Non si possono fare le rivoluzioni quando si è dipendenti dai padroni. Forse Andrea Agnelli voleva dimostrare proprio questo, che non c’è altro Dio fuori dal pragmatismo. Se è così c’è riuscito”.