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L’addio di Allan piccolo uomo dai polmoni d’acciaio

Ci lascia e in mente ci tornano i suoi anni azzurri, la sua cazzimma gocciolante di sudore, i suoi ruggiti di Parigi come allo Stadium e le sue lacrime di Firenze

L’addio di Allan piccolo uomo dai polmoni d’acciaio
Salvatore Laporta / KontroLab

“È sorto, ha vagito
Si è nascosto, è fuggito,
Nel sonno, nel sogno”

Una bossanova più di un samba, un malinconico Veloso suona sull’addio di Allan, piccolo uomo dai polmoni d’acciaio. Accento e pausa di una lirica infiammante, negli anni come nella storia resterà il mediano del sogno, l’ancora del centrocampo, fulgido esempio del rimpianto in quel Franchi desolante. Gli addii sono macigni come possibilità, sono tristi come scontati e certamente Allan da queste parti aveva fatto il suo tempo come il suo dovere, esule e malinconico.

Tuttavia a lui va fatto un plauso, concessa una standing ovation nel museo empatico e sentimentale del tifo azzurro, Allan deve avere un posto speciale, un posto centrale. Mediano, mai in affanno, difensore aggiunto, geniale rappresentante dell’intelligenza agonistica lasciato ai margini dopo la sciagura dell’ammutinamento e accerchiato dalla stima a singhiozzi. Un altro perno del Napoli, del vecchio ciclo, ci lascia e in mente ci tornano i suoi anni azzurri, la sua cazzimma gocciolante di sudore, i suoi ruggiti di Parigi come allo Stadium e le sue lacrime di Firenze, quelle condivise con ogni tifoso del Napoli.
Grazie Allan,
Fuggito nel sonno,
Dal sogno.

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