I contagi sono tornati a essere preoccupanti. Perché allestire un evento che rischia di essere fonte di nuovi contagi? Il Napoli e l’Abruzzo ci ripensino. Non è il momento degli esperimenti
Siamo francamente perplessi rispetto a quel che sta accadendo a Castel di Sangro. E, soprattutto, rispetto a quel che potrebbe accadere nei prossimi giorni, visto l’andamento quotidiano della curva dei contagi e l’ormai acclarato ritorno – in realtà non è mai scomparso – del coronavirus.
Lunedì, tra due giorni, il Napoli arriverà in questa cittadina molto nota ai napoletani. È il primo avamposto di quel pezzo d’Italia che comprende Rivisondoli, Roccaraso, Pescocostanzo. Tanti napoletani hanno la seconda casa da queste parti. E tanti da sempre trascorrono qui la settimana bianca.
Se fosse una stagione ordinaria, non ci sarebbe granché da dire per l’arrivo del Napoli, anzi. Si andrebbe incontro a qualche superabile disagio, compensato dalla possibilità per la Regione Abruzzo di ricevere un numero importanti di visitatori. La Regione paga il Napoli per questo. Un milione all’anno, ha scritto il quotidiano Il Centro.
L’aspetto economico ci sembra decisamente secondario rispetto alla salute dei cittadini. La curva dei contagi è in crescita anche in Abruzzo : oggi 24 casi (ieri 23, dal 14 agosto sono 59. Per l’arrivo del Napoli c’è uno spiegamento di forze dell’ordine, con creazione di zone rosse: Antonio Corbo ha scritto di sicurezza come se fosse un G7.
Allo stadio potranno entrare al massimo mille persone che dovranno prenotarsi su una piattaforma on line. Ma da più parti – il sindaco di Castel di Sangro, la direttrice sanitaria dell’Asl L’Aquila 1 – si invitano i tifosi a non accalcarsi davanti allo stadio senza la prenotazione. C’è molta preoccupazione, come ha detto la direttrice sanitaria a Radio Kiss Kiss Napoli. Il paesino sarà invaso, almeno queste sono le previsioni, da tifosi del Napoli.
La domanda è: davvero il gioco vale la candela? Durante il lockdown il Napoli ha dato prova di grande serietà. Non si hanno notizie di calciatori che hanno lasciato la città, come accaduto ad altri club. Perché adesso il Napoli deve esporsi a un rischio che ci appare come incomprensibile? Nessuno ha la bacchetta magica. Nessuno prevede il futuro. Ma è chiaro che Castel di Sangro nelle prossime due settimane sarà un luogo a rischio assembramenti.
Proprio mentre in tutta Italia, e non solo in Italia, sta tornando la grande paura. Perché il Napoli deve correre il rischio di essere un secondo Djokovic che mesi fa organizzò un torneo di tennis che divenne fonte di contagio? È un mistero. Il Milan, ad esempio, sta a Milanello e ha “sbarrato” tutto: gli allenamenti saranno chiusi ai tifosi. Anche la Lazio, che però è ad Auronzo di Cadore – lontano – attuerà un ingresso contingentato, a pagamento, agli allenamenti.
Comprendiamo che al momento del contratto, la situazione sanitaria era più tranquilla. Oggi, però, non è più così. Il Napoli avrà tutto il tempo di tornare a Castel di Sangro quando la situazione sanitaria sarà tornata alla normalità. In questo momento, il ritiro ci sembra un rischio tanto inutile quanto incomprensibile. Un comportamento non responsabile. E francamente le cifre sono risibili per parlare di ragioni economiche. Ammesso – e non concesso – che le ragioni economiche possano mai compensare la salute delle persone.