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«È avvilente che le persone non capiscano. Il virus non è vinto»

Su La Stampa le voci di medici e infermieri che hanno lottato in prima linea durante l’emergenza. «Chi lo pensa si aspetti che se va avanti così, possa ancora bussare alla sua porta»

«È avvilente che le persone non capiscano. Il virus non è vinto»

Su La Stampa le voci di medici e infermieri delle Terapie intensive che hanno vissuto sulla loro pelle i danni del Covid e non si capacitano del fatto che la gente sembra aver dimenticato ciò che il nostro Paese ha vissuto durante il periodo più tragico dell’epidemia.

Come Stefania Pace, infermiera all’ospedale Poliambulanze di Brescia.

«È avvilente che le persone non abbiano capito quello che abbiamo passato. Se oggi le terapie intensive sono vuote è perché siamo in estate e per lo sforzo che abbiamo fatto tutti. Ma non vuol dire che non ci sono più contagi. E’ stata durissima nella Bergamasca, abbiamo avuto lutti in famiglia e abbiamo visto le persone morire tra le nostre braccia in ospedale. Ci sono colleghi che ancora non dormono di notte, che vanno dallo psicologo… Chi pensa che il virus lo abbiamo vinto, si aspetti che se va avanti così, possa ancora bussare alla sua porta».

Il primario dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, Roberto Cosentini, parla dei giovani.

«Anch’io ho due figli venticinquenni che scalpitano, ma sono già abbastanza grandi per capire che non indossare le mascherine tra la gente e nei luoghi chiusi o non mantenere il distanziamento sociale è solo un suicidio. Serve a far circolare di più il virus. Oggi solo il 2-3% di chi arriva al Pronto soccorso è positivo al tampone. Molti sono asintomatici. Ma sono quasi tutti giovani, perché non rispettano le misure di sicurezza. Se adesso ci sono meno casi è perché abbiamo adottato le misure giuste. Senza misure il rischio aumenta».

 

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