ilNapolista

C’è un’aria mogia attorno a De Laurentiis, persino il papponismo si è annoiato

POSTA NAPOLISTA – Sembra decisamente più interessato alla sua battaglia politica che al Napoli che ha affidato ai vecchi Insigne e Mertens.

C’è un’aria mogia attorno a De Laurentiis, persino il papponismo si è annoiato

Ho scritto l’esatto contrario due anni fa, ma la questione era tra il bancario di Figline ed Aurelio De Laurentiis (https://www.ilnapolista.it/2018/05/napoli-oltre-sarri-non-ce-napoli-oltre-de-laurentiis/). Sembrano essere passate due ere geologiche, o forse lo sono passate davvero. La spinta propulsiva del presidente ha smesso di essere produttiva e creatrice di futuro per il Napoli. Le sue ultime scelte dalla mancata rifondazione dell’anno scorso fino all’ultima campagna acquisti di gennaio, oltre che del “tempo” preso con l’allenatore, segnano il passo verso l’ignoto del rapporto Napoli-Dela. Si respira un’aria poco entusiasta. Sono spariti anche i papponisti, forse sfiancati o semplicemente certi di aver sconfitto il proprio avversario che nell’ultimo anno ha speso davvero molto. Certo il settimo posto centrato da Gattuso in campionato non è stato esaltante. E l’assenza del presidente alla disfatta del Camp Nou è un ulteriore segno di disaffezione. Ma oggi più di sempre, più che la disaffezione, si avverte il distacco presidenziale.

Le sorti delle squadra sono diventate assolutamente secondarie da quando il presidente si è autoproclamato “capo cordata” al fine di licenziare i contenuti calcistici presso le varie piattaforme di internet e comunicazione. Sarà questa l’ultima battaglia di un presidente che si percepisce sempre più lontano dal Napoli, con una barba bianca, alla “Tiziano Terzani”, da saggio. Ormai distaccato dalle cose terrene del pallone e sempre più proiettato verso un futuro lontano dal Napoli. Potrebbe quasi certamente rivelarsi una battaglia perdente. DeLa è, nel caso di specie, antagonista del “commissioner” Dal Pino che preferisce trattare con fondi di “private equity” che danno maggiori garanzie economiche rispetto alla più munifica ma meno certa “mozione ADL”. La Juve e tutte le grandi sono con Dal Pino. Solo la volubile Lazio sta con ADL. A naso già ci sembra quale possa essere l’epilogo.

Chi scrive, ha sempre apprezzato il De Laurentiis presidente battagliero, politicamente scorretto e fustigatore dei cattivi costumi partenopei. Deluso dalla scelta concettuale di una mancata rifondazione, e di aver scelto un attaccante da otto gol a campionato quale futuro del Napoli. Ma certamente anche di aver accontentato i tifosi ed un 33enne con oltre 5 milioni di euro di ingaggio a stagione. Oggi si guarda con distacco il presidente che ha perso l’abbrivio e la verve degli anni migliori, come quando dileggiava il candidato di Forza Italia Gennaro Palummella.

Quelle che paradossalmente sembrano delle carezze, ovvero cadeaux al popolino azzurro, sono delle stilettate alle prospettive del prossimo futuro. Affidare le chiavi del domani ad Insigne e Mertens significa relegare il Napoli nell’aurea mediocritas di due trentenni che hanno alle spalle i loro anni migliori. Mentre si mettono in dubbio Meret ed ancora si dileggia Lozano, pensando di mandarlo in prestito al Gladiator. Poggiando tutte le speranze su Oshimen il cui valore aggiunto dovrà essere necessariamente portare dividendi sostanziosi per accedere alla prossima Champions. 

Insomma per il Napoli di questo De Laurentiis i tempi che si approssimano sembrano essere foschi. Di cessioni societarie non sappiamo. Di passaggi di testimoni “familiari”, visti i pretendenti, sarebbe meglio soprassedere. A meno di una svolta dalle tinte rosa. Ed a questo punto potremmo sfogliare la margherita: Valentina, Jaqueline, Valentina o Jaqueline? Chi vivrà, vedrà. 

ilnapolista © riproduzione riservata