La formazione “B” è costata il 1.094% in più dell’intera Serie C. E garantisce una quantità inverosimile di operazioni che sanificano i bilanci
Messa così, sembrava tanto una minaccia: “Forse con la Roma schiero l’Under 23”. Poi qualcuno ha fatto notare a Sarri che, vista la squalifica sul groppone, allora Agnelli potrebbe mandare in panchina Andrea Pirlo, il quale ha appena ereditato la Juve B da Fabio Pecchia. È solo un’ultima giornata di campionato, vale a uso sfilata. Ma la leva polemica di Sarri era generica: schiero i ragazzini, perché la Lega non ci tutela con i calendari. Nel buttarla sciattamente così, Sarri ha acceso una scintilla: ecco a che serve l’Under 23… E invece no. Non serve a timbrare il cartellino del finale di stagione evitando infortuni in chiave Champions. Anche, magari. Ma la verità è che la squadra “riserve” bianconera gioca in un altro campionato: il player trading. E’ un fantasma.
È il primo caso palese di squadra nata, nutrita e gonfiata per essere uno strumento finanziario. Una specie di formazione off-shore, formalmente iscritta alla Serie C girone A (di cui hanno vinto la Coppa Italia) con funzioni deviate: garantire il flusso di cassa con apposite operazioni di mercato. La Juventus Under 23 è una rappresentativa-plusvalenze.
La Juve è l’unica società italiana ad aver approfittato, nel 2018, della riforma esterofila lanciata dalla Figc dopo la drammatica eliminazione della Nazionale ai Mondiali di Russia. Un’isteria di sistema frutto di un’epifania: il calcio italiano deve far crescere i giovani. E come si fa? Permettiamo ai giganti di Serie A di crearsi una dependance in serie C, dove poter svezzare i talenti. Nessuno ci ha creduto. Tutti accecati dai costi organizzativi eccessivi. Miopi. La Juve invece ha intuito lo spiraglio: i costi di gestione rientrano per regolamento fiscale in quelli previsti per le giovanili, esenti dalle norme finanziare UEFA. Un’occasione d’oro: un’intera rosa a disposizione per produrre plusvalenze da registrare negli assetati bilanci di fine anno.
Basta farsi un giro sul sito specializzato Transfermarkt: la Juve ha investito oltre 39 milioni di euro su una squadra che quest’anno s’è fermata al 12esimo posto. In un contesto ben reso dall’inchiesta di Pippo Russo per Calciomercato.com: le altre 59 società iscritte alla Lega Pro 2019-20, tutte insieme, hanno speso 3 milioni e 565 mila euro in operazioni di mecato. La Juve “riserve”, cioè, è costata il 1.094% in più dell’intera Lega Pro.
Se si entra nel dettaglio, poi, il quadro prende colore. Il caso più eclatante è quello di Matheus Pereira, centrocampista brasiliano di ventidue anni scambiato a inizio anno con il Barcellona per il diciottenne Alejandro Marques. Una miniatura dell’operazione Pjanic-Arthur, in soldoni. I due “ragazzi” non avevano presenze in prima squadra, si sono trasferiti in prestito, ma le due società si sono “promesse” vicendevolmente 8 milioni di euro in tre anni. Per Transfermarkt il valore attuale di Pereira è 1,3 milioni.
Stephy Mavididi, comprato nel 2018 per 1 milione e mezzo, è stato venduto al Montpellier per oltre 6 milioni di euro. Kwang-song Han, attaccante nordcoreano pagato 4 milioni al Cagliari, è stato girato in Qatar, all’Al Duhail per 7 milioni. E così il difensore svedese Mattias Andersson, venduto al Sion per 4 milioni tre anni dopo essere stato pagato appena 250mila euro. C’è poi Eric Lanini, che ha fatto un giro enorme per finire al Parma per oltre 2 milioni di euro, partendo da un valore di 200.000 euro. C’è Nicolò Francofonte, che prima di andare alla Sampdoria per 1,5 milioni, valeva 100 mila euro. E infine c’è Simone Muratore, valore attuale di mercato 500.000 euro, venduto all’Atalanta a stagione in corso per 7 milioni di euro.
Anche grazie all’Under 23, la chiusura dei conti 2019/20 della Juve ha potuto registrare plusvalenze per 85,46 milioni di euro. I ricavi complessivi legati alla gestione del parco calciatori (di cui le plusvalenze fanno parte) sono 87,76 milioni di euro. Parlano i numeri: le plusvalenze rappresentano la quasi totalità dei ricavi.
Sarebbe bello se Sarri desse seguito alla minaccia: li facesse giocare i giovanotti dell’Under 23, anche solo per un’ultima inconsistenze giornata di Serie A. L’ebbrezza di vederli all’opera contro la Roma, e non solo contro i buchi di bilancio.