Stavolta la squadra legata al presidente, e invisa a tanti, ce l’ha fatta. In rosa c’è anche Inler seppure con un ruolo marginale
L’anno scorso, l’Istanbul Basaksehir perse il campionato al fotofinish. Nonostante un buon vantaggio in classifica, il Galatasaray ebbe un andamento migliore, vinse lo scontro diretto alla penultima giornata e chiuse con due punti di vantaggio. Ma stavolta l’impresa della rimonta non è riuscita al Trabzonspor e la quarta squadra della capitale turca ha potuto festeggiare il primo titolo della sua storia.
In nessun angolo del paese, però, riscuote simpatia, se non nel quartiere di Istanbul che le dà il nome, a causa degli evidenti legami che ci sono con Recep Erdogan, il presidente della Turchia. La media degli spettatori, a metà dell’anno scorso, era di 2.500 a partita in una città che conta oltre 15 milioni di abitanti.
Il presidente, Goksel Gumusdag, è un funzionario dell’AKP, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo fondato proprio da Erdogan. I colori sociali e quelli dello stadio, inoltre, richiamano quelli della formazione politica. L’impianto, intitolato a Fatih Terim, ha fatto discutere per l’investimento e i tempi di realizzazione rapidissimi: 43 milioni di euro, in 14 mesi i lavori erano stati ultimati. 18 mila posti a sedere circa, con tanto di cinque stelle UEFA. Insomma, l’associazione col potere viene praticamente naturale e rende il Basaksehir inviso alla maggior parte degli appassionati.
Il Basaksehir fu fondato nel 1990, ma non si chiamava così inizialmente. Era semplicemente il BB Istanbul, che quando nel 2013 raggiunse la promozione in Super Lig fu trasformata da Erdogan in un’arma di propaganda per le elezioni dell’anno successivo (dove l’abbiamo già vista?).
Dietro il rapido crescendo di risultati, considerando che comunque il club ha solo 30 anni di vita e ha scalato le serie minori, c’è anche un buon assemblaggio della rosa, considerando anche che il calcio turco è il cimitero europeo di tante carriere. Vi troviamo Gokhan Inler, che dal 2011 al 2015 ha vestito l’azzurro del Napoli, ma che non ricopre un ruolo di rilievo: non è stato inserito nemmeno nella lista UEFA.
Poi ancora l’ex Arsenal Clichy, l’ex Liverpool Skrtel (che l’Atalanta mise sotto contratto e poi se ne separò subito), l’olandese Elia che ha giocato anche alla Juve, Robinho, Demba Ba. C’è stato per tre anni anche un italiano, Stefano Napoleoni, attaccante romano ceduto ad inizio stagione.
Il progetto tecnico adesso si è finalmente compiuto: il Basaksehir è campione di Turchia, e tra poche settimane sarà impegnato in Europa League. Visti anche certi legami, è impossibile porvi limiti.