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«No al murale di Jorit alla Stazione Centrale, basta tatuare la città»

Martiniello al Corrmezz: «È un palazzo di architettura moderna. Lui è bravo ma la street art funziona in periferia. Non si dipinge su un Canova»

«No al murale di Jorit alla Stazione Centrale, basta tatuare la città»

Per il Corriere del Mezzogiorno Mirella Armiero intervista Antonio Martiniello architetto fondatore dello studio Keller che a Porta Capuana lanciò Made in Cloister ed è impegnato in progetti di rigenerazione urbana.

No, il murale di Jorit (di Pino Daniele, ndr) sul Palazzo delle Ferrovie a piazza Garibaldi proprio no. Non metto in discussione la qualità delle opere dell’artista, ma la scelta del luogo. Di solito la street art attira l’attenzione su zone di degrado di cui la città facilmente si dimentica. È un efficace discorso di rigenerazione urbana.

Martiniello elogia, per rimanere a Jorit, il San Gennaro a Forcella e ancora il Pasolini. Spende parole positive anche per Ernst Pigneon e Cyop & Kaf. Per Martiniello

parliamo di un’architettura moderna, in ottime condizioni, con una splendida facciata a nido d’ape che richiama il concetto dalla base della grande cascata vanvitelliana alla Reggia di Caserta. (…) Pensiamo a Palazzo Donn’Anna. Ci fareste un murale sopra?

Martiniello si sofferma su un tema più generale:

Perché riempire la città con le facce delle persone sugli edifici? Vogliamo diventare come Cuba? Poniamoci anche l’interrogativo di cosa metterci dentro. Piazza Garibaldi è diventata internazionale con l’intervento di Perrault, e non va assolutamente deturpata. Un artista contemporaneo, per quanto bravo, non si mette a dipingere su una statua di Canova. (…) Basta con questa pratica di “tatuare” la città, bisogna pensare ai contenuti.

 

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