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Malesani: «Potrei ancora allenare, ma nel calcio se i risultati mancano e l’età avanza ti dimenticano»

Al CorSport: «Un grande allenatore è chi ha qualità per essere un manager. Puoi essere un mago del calcio per competenza, ma se non sai muoverti con società, giocatori, tifosi, giornalisti e procuratori di strada ne fai poca».

Malesani: «Potrei ancora allenare, ma nel calcio se i risultati mancano e l’età avanza ti dimenticano»

Il Corriere dello Sport intervista Alberto Malesani, ex allenatore di Parma e Bologna. Ripercorre la sua carriera e parla anche del Bologna di oggi e del suo tecnico, Mihajlovic.

«Sinisa ha fatto capire che la forza dell’uomo è infinita, è stato un esempio per tutti, ci ha insegnato a non mollare mai. Noi abbiamo risorse fisiche e mentali che a volte non riusciamo a raggiungere nel corso di un’intera vita, lui è andato oltre nel giro di alcuni mesi. Quella di Mihajlovic è stata una prova di forza che mi ha commosso».

Se il Bologna avesse il carattere di Sinisa, dice,

«vincerebbe lo scudetto tutti gli anni, non batterebbe solo la Juventus. Una cosa è sicura: Sinisa ha rinforzato questa squadra con il suo gesto, con i suoi comportamenti, è bello per una squadra avere un allenatore forte dentro com’è Mihajlovic».

L’intervista è malinconica. Malesani non nasconde che gli piacerebbe allenare ancora.

«Sono ancora vivo e le mie idee di calcio non solo sono attuali ma anche avveniristiche. Potrei ancora fare l’allenatore».

Ma non ha una panchina. Spiega perché.

«Perché per il mondo del calcio ormai sono un ex e non allenerò mai più. Io adoro fare l’allenatore, ritenendolo uno dei mestieri più belli del mondo, ma nel momento in cui i risultati non ti danno più ragione e l’età avanza, succede che ti dimenticano».

E continua:

«Purtroppo nel calcio come nella vita l’avanzare dell’età distorce il pensiero delle persone, quando di contro io credo che l’esperienza sia un patrimonio di cui tener conto. Le grandi squadre vincono anche perché hanno campioni con tanto passato e allora perché non deve essere così anche per gli allenatori?».

Ma il mondo del calcio è così, e bisogna farsene una ragione, dice, prima di aggiungere che vedrebbe bene, in una squadra, due allenatori, magari uno più esperto e uno giovane.

«Perché quattro occhi vedono meglio di due».

Il miglior allenatore al mondo è, secondo lui, Guardiola. Ma ammette che sono altri quelli con cui gli piacerebbe lavorare. Innanzitutto Mourinho, perché ha quello che a lui è mancato, spiega.

«La capacità di gestione e di proporsi bene».

L’altro è Allegri.

«Per la sua semplicità e per il fatto di essere sempre diverso. No, non andrei a lavorare con un allenatore didattico, su questo aspetto mi sono sempre sentito sicuro».

Sempre su Allegri:

«Per me è un grandissimo allenatore anche in panchina, in un attimo riesce a cambiare la squadra in corsa e non solo come sistema di gioco. Max ha un’immediatezza nelle decisioni che pochi allenatori hanno».

Un grande allenatore è chi

«ha tutte le qualità per essere anche un manager. Puoi essere anche un mago del calcio per la tua competenza, ma se non sai muoverti con la società, con i tuoi i giocatori, con i tifosi, i giornalisti e i procuratori, di strada ne fai poca».

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