Il cantautore sostiene che il calcio dovrebbe fermarsi al pari della musica “Questa emergenza è stata l’ennesima occasione sprecata per la musica”

Antonello Venditti ha raccontato la sua quarantena a Repubblica. Anche 12 ore al pianoforte a suonare, ma solo per se stesso, niente spettacoli social. L’isolamento può non essere del tutto sbagliato, ricorda il cantautore romano, del resto dagli isolamenti sono nate grandi progetti culturali e politici.
«Penso a Ventotene e ad Altiero Spinelli da cui nacque l’Europa, ma anche all’Asinara, all’isolamento forzato di Falcone e Borsellino che gettarono le basi per il più grande processo alla mafia nella storia italiana. Dal carcere di Silvio Pellico è nata la riflessione sulla cultura giuridica, e dalla reclusione di Anna Frank abbiamo scoperto di più sull’orrore del nazismo»
Alla fine questo periodo è stata un’altra occasione persa per il mondo della musica e della cultura, perché la musica è cultura, sottolinea Venditti, non un hobby per far divertire, come ha detto Conte
«L’arte, e quindi la musica, è sempre stata vittima del potere, da Elvis Presley a Marilyn Monroe mandata ad allietare le truppe. Eppure è cultura: serviva coraggio a dire di no al cantare in situazioni improprie. Io ho detto no, e ho sperato in una giornata di silenzio per le vittime e per difendere cultura e musica. L’Iva sui concerti e sui cd è sempre alta, è più bassa persino per il porno. E mi rende orgoglioso la scelta di Assomusica di fermarsi per il 2020»
Anche il calcio, secondo Venditti non dovrebbe riprendere
«Dovrebbe fermarsi come la musica. Il gesto atletico è intatto, ma il significato di quel gesto è completamente ribaltato. Una partita in uno stadio vuoto non è una partita vera, è televisione più che calcio, come cantare in un’arena vuota. Ma la partita e il concerto sono persone, anime che convergono in un luogo per incontrarsi. Per questo nessuno ha chiesto il rimborso dei biglietti per i nostri concerti e per questo fermarsi è giusto, non dimenticando però le maestranze, i musicisti, i tecnici che lavorano nella musica e che vivono settimane drammatiche. Così come è giusto non dimenticarsi delle professionalità del calcio dilettantistico che ha perso tutto e di cui non si parla. Tutti insieme poi potremo ripartire e tornare ad abbracciarci».