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Anche “l’industria” Nba non sa quando riaprirà. E i giocatori dettano i tempi

Chris Paul: “Nessuno sa cosa accadrà. Ma se ci dicessero ‘tornate in campo tra 2 settimane’ diremmo no. C’è il rischio infortuni”

Anche “l’industria” Nba non sa quando riaprirà. E i giocatori dettano i tempi

Un mese e mezzo dopo l’ultima partita di NBA, non si sa se e quando il campionato di basket americano ripartirà. Lo sport è fermo ovunque, non solo in Italia. Anche se il dibattito e la corsa alle soluzioni per tornare in campo vengono vissuti con diversi gradi di struggimento.

L’NBA è un’industria (per usare un termine tanto caro alle istituzioni del calcio italiano) da miliardi di dollari. Ma il punto della discussione è ancora fermo alle tempistiche di ripresa. Chris Paul, guardia dei Thunder e presidente dell’associazione giocatori, ha preso posizione dettando in un intervista a ESPN il punto di vista degli atleti:

“Il periodo di allenamenti necessario per ritrovare una forma accettabile non può essere di due settimane. Non credo che la NBA ci stia pensando. Ma se ci dicono: ‘Ehi, avete due settimane e poi cominciamo’, la nostra risposta è no. Non può succedere. Qualunque sia il tempo necessario per rimetterci informa, saremo noi a dare un input alla lega, perché siamo noi quelli che giochiamo. Quello viene al primo posto. Non possiamo mettere a rischio di infortuni i nostri giocatori, perché con pochi allenamenti il rischio sarebbe ancora più alto di prima”.

Secondo Paul servirebbero non meno di 3-4 settimane, ma tanto per ora tutti navigano a vista: “Siamo veramente in una situazione in cui nessuno sa cosa succederà. Molte volte i miei colleghi mi chiedono ‘Ehi, cosa sta pensando di fare la lega? Cosa succederà con i playoff? Cosa succede all’All-Star Game’ e per dare una risposta prima bastava andare al vertice, da Adam Silver (il commissioner della Lega), per ottenerla. Ma questa volta non è così semplice: non è che ho le risposte e sto cercando di nasconderle, è che davvero non le ho”.

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