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Zhang arriva in Italia e adotta lo stile De Laurentiis

Il presidente del Napoli viene sempre criticato per il suo stile sopra le righe e invece ha fatto scuola

Zhang arriva in Italia e adotta lo stile De Laurentiis

Il presidente del Napoli in fuga sul motorino di uno sconosciuto, senza casco, imprecando contro la Lega e il calendario appena sorteggiato, è una vetta inarrivabile. Un caposaldo della nuova diplomazia pallonara, datato 2011. Appena sotto, però, c’è “Dal Pino sei un clown! Vergognati”. Col dito puntato sui social: “Sì, dico a te”. Steven Zhang dice al Presidente di Lega. Ed è il segnale: sono passati nove anni, ma lo stile De Laurentiis ha vinto. Il “cafone” che non si sa comportare, in un fantasioso mondo di educande snob che storcono il naso, è un archetipo che non esiste più. Smontato dall’attualità.

Il Presidente cinese dell’Inter su Instagram che dà del pagliaccio al capo della Serie A: è 2020 in purezza. C’è tutto: forma, mezzo, messaggio, cittadinanza. La dialettica democristiana non vale più in Parlamento figurarsi nelle stanze del calcio italiano. Quelle dove ci si dà del “bellicapelli” mentre si elegge il Presidente di Lega. Ora è il nuovo mondo di Commisso, del macchiettismo internazionale, il sovranismo da queste parti è una roba vecchia come il cucco. L’attacco di pancia, lo sfogo senza filtri, è una strategia, e funziona a tutti i livelli, in qualsiasi lingua. E’ un esperanto aggiornato alla polemica che soffia e si sgonfia a folate velocissime. E va cavalcata, altrimenti si sta a terra, a raccogliere briciole.

L’avesse fatta De Laurentiis un’uscita così, sai le critiche. Sempre le stesse, poi: non sa comunicare (proprio lui, sì), ogni volta che apre la bocca fa danni, “l’ufficio stampa dov’è?”. E invece l’andazzo dovrebbe ormai palesare una realtà: ha fatto scuola.

De Laurentiis è quello che ha rosolato lo spogliatoio del Napoli piazzando Mertens e Callejon “a fare le marchette in Cina”, ma ora che i cinesi sono in Italia e danno del clown al Presidente di Lega forse possiamo trarne una lezione di comunicazione. Ci piaccia o no, la facciata è crollata. Il calcio italiano dibatte su questi toni, anche e soprattutto quando non ci sono microfoni in giro. Tanto poi una registrazione di contrabbando scappa sempre, il leak è una scienza esatta e tac: vien fuori la caserma in giacca e cravatta, il maschilismo, le barzellette sconce da Vacanze di Natale X. Senza tema di danni d’immagine, incuranti dell’incuria.

Zhang il microfono se l’è preso come si fa adesso: i social. Non ha sbracato in tv. A stento sappiamo che faccia abbia, Zhang. Ma col virgolettato sguaiato ha indicato la linea politica, tirando per la maglia il suo Ceo, Beppe Marotta, che appena ieri aveva battezzato “di buon senso” il recupero al 9 marzo di Juve-Inter (oggetto della contesa) e nell’immediato post-“clown” ha dovuto rimangiarsi tutto. Così si fa: si sbraita, i modi sono un vezzo che importa solo a chi non pratica l’ambiente. La dirigenza cinese ha studiato.

“Nel 2020 ci si prendono le responsabilità, ci si comporta così”, ha scritto Zhang. E infatti ora sarà deferito e multato dalla Lega, che con ogni probabilità procederà pure a querelarlo. La Procura della Federcalcio ha già aperto un’indagine. Insomma, il solito strascico.

Non ci sono motorini di passaggio, e niente resterà immortale come il “siete delle merde, siete delle teste di cazzo!” del Presidente del Napoli furioso. Quella era alta scuola. Ma gli allievi crescono bene.

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