Il settore perde 750mila euro al giorno. Dall’inizio del coronavirus la Juve in Borsa ha perso il 50%. Il calcio si aggrappa gli aiuti di Stato

Repubblica fa il punto sui conti del calcio italiano. E lo paragona ad Alitalia.
Lo tsunami del coronavirus rischia di mettere al tappeto la Serie A che si presenta all’appuntamento con il Covid-19 in condizioni finanziarie precarie e con un buco nei conti di 750mila euro al giorno, quasi come l’Alitalia. I numeri sono pietre: il bilancio 2018/2019 (prima della pandemia) delle 20 squadre della massima divisione si è chiuso con un passivo salito da 65 a 274 milioni. Una voragine destinata ad allargarsi di molto per i danni del virus: Sky, Dazn, Rai e Img dovrebbero versare ai club a maggio l’ultima rata da 340 milioni dei diritti tv di questa stagione (1,3 miliardi in tutto). E di fronte allo stop del Campionato potrebbero sospendere i pagamenti, avviando un contenzioso con la Lega.
Scrive Ettore Livini che il timido tentativo di austerity è naufragato: “gli stipendi per i giocatori sono cresciuti nell’ultimo anno del 17% e si mangiano da soli il 47% delle entrate”.
Le tv potrebbero chiedere indietro i soldi alle squadre (che in molti casi hanno già contabilizzato in bilancio tutto l’incasso dell’anno), gli sponsor pure, i tifosi potrebbero reclamare i soldi dei loro abbonamenti. Uno scenario da incubo che la Lega sta provando a esorcizzare chiedendo un salvagente allo Stato sotto forma di quote maggiori delle scommesse sportive, defiscalizzazioni, clausole di salvaguardia per garantire il raggiungimento degli obiettivi economici. Un aiuto pubblico per provare a tenere a galla il pallone (sgonfiato) della serie A.