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Il Napoli di Gattuso sa vincere anche quando non lo merita del tutto tatticamente

È una prerogativa delle grandi squadre. È tornato al 4-3-3 puro. Ha creato poco ma ha anche concesso pochissimo

Il Napoli di Gattuso sa vincere anche quando non lo merita del tutto tatticamente

Oltre la tattica

Il risultato della sfida tra Brescia e Napoli sfugge a qualsiasi discorso tattico o deterministico. Per un motivo semplice: tutti i gol realizzati ieri sera allo stadio Rigamonti sono arrivati in maniera episodica. Per non dire casuale. Chiariamo, anzi spieghiamo cosa intendiamo dire: si tratta di due splendide giocate praticamente individuali, e di una grave disattenzione, sempre individuale. È facile capire quale gol appartiene al secondo gruppo: il fallo di mani di Mateju che determina il rigore del pareggio di Insigne è un’ingenuità colossale. Le altre due marcature sono frutto di un grande calcio d’angolo di Tonali, di uno splendido stacco di Chancellor e di una meravigliosa conclusione a giro di Fabián Ruiz.

In tutti questi gol c’è poco di tattico. Zero colpe, tanti meriti. Sul gol del Brescia, il cross arcuato di Tonali e lo stacco perentorio di Chancellor non possono essere addebitati alla difesa del Napoli. È un episodio sfruttato benissimo dal Brescia, con una delle (poche, in verità) armi che Diego López ha a disposizione – non a caso il difensore venezuelano è al terzo gol in stagione. Difficile pensare che il Napoli potesse opporre una marcatura diversa, offrire uno scaglionamento difensivo migliore in area. Cioè, tutto si può sempre fare meglio, ma vanno anche riconosciuti i meriti di chi fa le cose perbene.

La stessa cosa che può e deve fare Diego López con il gol di Fabián Ruiz, una perla assoluta che va metabolizzata per quello che è: la giocata estemporanea di un campione. Che non poteva essere evitata. Certo, il Brescia accorcia forse troppo lentamente sul centrocampista spagnolo, che ha qualche istante in più per preparare la conclusione. Ma i passaggi veloci, che tagliano le linee difensive dei lombardi, effettuati dallo stesso Fabián, da Politano e Di Lorenzo sono molto difficili da intercettare. Come il cross di Tonali: giocate efficaci, intelligenti, che fanno parte del portfolio tecnico di giocatori di qualità.

Un gol da vedere e rivedere

In virtù di tutto questo, l’analisi tattica va oltre il risultato. O meglio: l’analisi tattica di Brescia-Napoli va oltre il risultato. Prova a cogliere sfumature che si sono percepite durante la partita. Per esempio, il tentativo – necessario – del Napoli di dare un’impronta (più) offensiva al suo sistema di gioco. La squadra di Gattuso ci ha provato attuando le idee del tecnico calabrese, ovvero l’esasperazione del possesso palla. Nel primo tempo, questa strategia ha portato il Napoli ad avere un predominio territoriale assoluto (quasi l’80% di possesso palla), ma non ha portato alla creazione di occasioni da gol.

Merito del Brescia, che con la sua strategia ha inibito la manovra della squadra di Gattuso. In che modo? Facendo densità nella propria metà campo. Difendendosi stringendo i ranghi. Il Napoli di questo periodo fatica quando deve costruire gioco, perché è una squadra ancora priva degli strumenti – tantomeno ha/avrebbe la sicurezza per applicarli – che le permetterebbero di alzare i ritmi e il proprio baricentro fin dalla prima costruzione. Allora è praticamente costretta a muovere il pallone con una frequenza lenta, non sincopata, con molti uomini nella propria metà campo. In questo modo, risalire il campo diventa una procedura farraginosa, che va a nozze con una squadra come il Brescia di ieri sera, disposta con due linee da quattro a protezione della propria area di rigore.

In quest’azione, il Napoli ricomincia da dietro dopo essere rimbalzato contro il “muro” difensivo del Brescia. Alla fase di costruzione, partecipano i quattro difensori, Demme e le due mezzali.

L’altro problema di costruzione, anche quello indotto dalla buona fase passiva del Brescia, ha avuto a che fare con gli sbocchi della manovra. Quando il Napoli è riuscito a superare il centrocampo, non poteva che allargarsi sugli esterni. Una soluzione che, con Mertens centravanti, ma anche Politano e Insigne esterni – parliamo di tre giocatori che non superano i 17o centimetri di altezza –, ha reso innocua qualunque azione. I dati sono evidenti, o meglio evidenziano la scarsa pericolosità della squadra di Gattuso: 5 conclusioni tentate nel primo tempo, di cui 3 ribattute; addirittura 15 cross tentati in azione dinamica – a testimonianza di come fosse l’unica possibilità di imbucare il pallone in area di rigore.

Per ovviare a queste difficoltà, si sono visti alcuni diversivi. Intanto, l’inserimento di Elmas nel ruolo di mezzala. Il macedone ha cercato più volte di aggredire l’area di rigore, ha agito quasi come una seconda punta, spesso si è inserito alle spalle di Mertens e ha reclamato il pallone. L’altro tentativo di scompaginare un po’ il gioco è arrivato con Insigne e Politano. I due laterali offensivi del Napoli, soprattutto nel primo tempo, hanno cercato di associarsi dalla parte in cui si svolgeva l’azione. Tra i due, è stato soprattutto Insigne a muoversi con maggiore libertà. Quando il Napoli ha portato i suoi attacchi posizionali a destra, spostandosi in massa nella metà campo avversaria, il capitano si è spesso aggiunto ai giocatori di quel lato per offrire un’ulteriore opzione offensiva. Non è servito per forzare il blocco predisposto da López, intelligente nel suo tentativo di limitare il gioco dei suoi avversari, e fortunato nel trovare il vantaggio in una delle due sole occasioni avute nel corso della gara.

La mappa dei 91 (!) palloni giocati da Insigne nel primo tempo. Il Napoli, ovviamente, attacca da destra verso sinistra di questo campetto.

Difesa

Sì, perché la partita di Brescia va analizzata anche da un’altra prospettiva. Il Napoli non ha concesso niente agli avversari, a parte il gol e l’occasione di Balotelli nella ripresa. I numeri confermano questa sensazione: delle 6 conclusioni su azione manovrata, solo 3 sono state scoccate dall’interno dell’area. E solo quella di Balotelli è arrivata in maniera pulita, le altre sono stati due colpi di testa velleitari di Bisoli.

È evidente come Gattuso stia lavorando per dare al Napoli una certa solidità, che si percepisce lungo tutto l’arco della partita. Nel frattempo, l’abbiamo visto e detto nei paragrafi sopra e negli articoli precedenti di questa rubrica, l’allenatore calabrese sta cercando – proprio nel senso di sperimentare tante soluzioni, nuove cose, scartando quelle non funzionali per provarne altre ancora – il miglior assetto offensivo. La presenza di Mertens, esattamente come avvenuto a Cagliari, ha permesso se non addirittura “invitato” Gattuso a inserire due mezzali entrambe abbastanza offensive. Certo, in questo modo i cross dalle fasce sono diventati inutili, ma è una questione di caratteristiche legate ai giocatori, alle scelte di formazione. Nel senso: non si può avere tutto. Bisogna fare qualche rinuncia.

Nel secondo tempo, la capacità di alzare i ritmi nei primi minuti, così da creare i presupposti per la rimonta, è dovuta proprio alla presenza di molti giocatori nella metà campo del Brescia. Come dire: senza l’errore di Mateju e l’intuizione di Fabián Ruiz, il Brescia probabilmente avrebbe continuato a difendere bene la porta di Joronen, quantomeno a dare l’impressione di essere efficace in fase passiva. Ma di certo il Napoli si è giovato della presenza di molti giocatori di qualità, come si vede nell’azione che ha portato al rigore.

Sono passati pochi secondi dall’inizio della ripresa, ma il Napoli si è già trasferito in massa nella metà campo del Brescia. In quest’azione, è decisivo Fabián Ruiz, che lascia il suo spazio di competenza (il centrodestra) e trova un’imbucata su Insigne, che si libera alle spalle dei difensori avversari. Accanto allo spagnolo, ci sono Mario Rui, Elmas e Politano, che è praticamente un interno sinistro aggiunto. Largo a destra c’è il solo Di Lorenzo.

Conclusioni

Il lavoro graduale di Gattuso procede. Non speditamente, ma procede. Intanto, a Brescia il Napoli è riuscito a rimanere equilibrato, a non scoprirsi troppo, pur essendo tornato al 4-3-3 puro, con due esterni offensivi veri. Come detto, la squadra azzurra sacrifica qualcosa nella sua verve offensiva pur di rimanere compatta, ma poi riesce ad avere delle accelerazioni tecniche (il gol di Fabián Ruiz fa il paio con quello di Mertens a Cagliari) e ritmiche (il forcing a inizio ripresa che ha determinato la rimonta) che cambiano l’inerzia della gara.

In un’altra fase della stagione, o ancora meglio in un’altra stagione, si sarebbe detto e scritto di un Napoli cinico, che vince le partite da grande squadra, rimontando un gol casuale degli avversari con qualità e rabbia, e poi gestendo agevolmente il risultato. Il fatto che gli azzurri stiano vivendo un’annata balorda cambia la prospettiva. Il Napoli del 2020 è una squadra in via di miglioramento, che ha provato e sta provando a giocare in un certo modo. Per farlo, deve passare attraverso un certo – e lungo – percorso di addestramento. In ogni caso, però, la vittoria di Brescia è e dà un segnale importante: pure all’interno di questo percorso, il Napoli di Gattuso è in grado di portare a casa vittorie non del tutto meritate dal punto di vista tattico. È successo molte volte anche al Barcellona di Guardiola, al Napoli di Sarri, alla Lazio di Simone Inzaghi. Le grandi squadre, insomma, vincono anche così. Se non soprattutto così.

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